La zona di comfort è una dimensione mentale che ciascuno di noi sperimenta e, all’interno della quale, percepisce una sensazione di sicurezza e prevedibilità.
E’ spesso connessa a uno spazio fisico e alla messa in atto di comportamenti quotidiani piuttosto simili che possono rimandarci un senso di rassicurazione e stabilità.
In un certo senso contribuisce anche a costruire e mantenere il nostro senso identitario. Io sono la persona che vive in questo luogo, che ha questo tipo di legami con queste persone, che svolge questo tipo di professione, ha questo tipo di interessi e così via..
Indubbiamente concorre in modo importante al mantenimento del nostro benessere, ma può succedere che nel tempo possa contribuire a non farci prendere contatto con la persona che siamo ora, con eventuali nuovi bisogni e nuovi desideri o non ci stimola a scoprirli.
Si può così sperimentare, a volte, una sensazione non definita di insoddisfazione, vuoto, disagio a cui non si sa collegare una causa e rispetto a cui non si sa o non si vuole far fronte.
Altre volte invece siamo consapevoli che alcune consuetudini, alcune attività che abbiamo sempre svolto ci fanno provare una sensazione simile alla costrizione, alla insoddisfazione, ma uscire dalla zona di comfort significherebbe mettere in atto un cambiamento, assumersi un rischio e il pensiero di agire può attivare sensazioni di “fatica” oppure emozioni di paura o ansia che ci impediscono qualunque movimento riportandoci però in una situazione da cui non riusciamo più ad attingere stimoli e gratificazione.
E se pensassimo alla zona di comfort come ad uno “spazio” flessibile e dinamico?
E se imparassimo a chiederci un po’ più spesso: “Come sto nella mia quotidianità?”
Vi sono poi circostanze più complesse in cui l’ambivalenza tra la consapevolezza del disagio che si vive nella comfort zone e la paura delle conseguenze del cambiamento, trattiene in una dolorosa posizione di stallo.
In questi casi scegliere di essere accompagnati e sostenuti nella ricerca di ciò che accade e di quale potrebbe essere, per la singola persona, la direzione migliore, potrebbe costituire una valida opportunità.
A cura della d.ssa Agata Pollastri, psicologa psicoterapeuta
Per informazioni scrivere a psicologia@centroilmelograno.it
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