STEREOTIPI, PREGIUDIZI E BENESSERE PSICOLOGICO

Lo stereotipo è una rappresentazione cognitiva rigida e semplificata di un gruppo sociale e di ogni persona che appartiene a quella popolazione.

Come nasce?

Un gruppo costruisce in modo arbitrario un legame tra una caratteristica e l’identità sociale e il patrimonio genetico di un altro gruppo e lo generalizza a tutti i membri di quella popolazione.” Gabriella Giudici

Questo meccanismo non considera che quella caratteristica possa modificarsi nel tempo e non considera le differenze tra le singole persone. Esempi di stereotipi possono essere: le bambine sono portate per natura ad apprezzare giochi come le bambole e i bambini giochi come la lotta o il calcio (stereotipo legato al genere); gli ebrei sono per loro natura avari (stereotipo legato alla provenienza etnica di una persona).

Leggere la realtà attraverso gli stereotipi è un modo che utilizziamo per farci un’idea sui diversi aspetti della realtà che ci circonda non avendo e non potendo avere tutte le informazioni necessarie su di essi.

Il punto fondamentale è che generalmente non siamo consapevoli che le nostre convinzioni siano fondate sugli stereotipi e perciò le riteniamo corrispondenti alla realtà: ciò che penso è la realtà e non una lente, spesso riduttiva e parziale, di come leggo la realtà.

Gli stereotipi costituiscono in genere il nucleo cognitivo dei pregiudizi.

“Il pregiudizio è un giudizio dato su qualcuno (indipendentemente dalla sua conoscenza) sulla base della sua appartenenza ad un gruppo su cui hanno convinzioni stereotipate (positive o negative, ma soprattutto negative)”. G. Giudici

Stereotipi e pregiudizi tendono a rinforzare il senso di appartenenza ad una categoria, ad un gruppo che si differenzia e contrappone ad un altro.

In che modo stereotipi e pregiudizi minano il benessere psicologico delle persone?

Quando il pregiudizio è di valenza negativa, chi ne è oggetto diviene vittima di comportamenti discriminatori che possono manifestarsi a differenti livelli e con diverse modalità.

Proviamo a comprendere meglio questa dinamica con alcuni esempi:

  • il bambino timido, che non interviene con domande durante le lezioni, che non entra con agevolezza in relazione con i compagni può venir “etichettato” come un bambino strano, diverso, probabilmente con dei problemi e venir perciò isolato, preso in giro;
  • la persona con orientamento sessuale omosessuale o con identità gender non conforming può venir giudicata come anormale, sbagliata, peccatrice e destare in chi la circonda sentimenti di disagio, antipatia, ribrezzo e perfino odio;
  • un individuo con un peso o una caratteristica fisica non promossa dalla società in cui vive può essere oggetto di sguardi, commenti e giudizi anche senza essere conosciuto personalmente da chi lo osserva;
  • una donna occidentale che vive in un paese musulmano mantenendo lo stile di vita appreso nella propria nazione e da questa ritenuto ”normale” può venir considerata irrispettosa, senza valori e principi dalla popolazione del Paese in cui si è trasferita.

Come si possono sentire queste persone? In che modo la percezione che hanno del contesto che li circonda può influenzare il loro benessere psicologico?

Il confronto quotidiano con un contesto che rimanda alla persona che ciò che sente, come si comporta ha qualcosa di sbagliato potrebbe generare uno stato di stress costante, più o meno intenso con la possibilità di reagire allo stress chiudendosi, isolandosi o manifestando atteggiamenti aggressivi fin a sviluppare disturbi d’ansia, depressivi o del comportamento.

Sentendosi sbagliata per gli altri potrebbe iniziare a percepirsi sbagliata, minando la propria autostima e iniziando a sviluppare sentimenti di inadeguatezza fino a disprezzo verso sè stessa.

Le dinamiche legate a stereotipi e pregiudizi costituiscono un fenomeno sociale e individuale.

Sono un fenomeno sociale in quanto creano una distinzione tra gruppi di persone all’interno dei quali le persone appartenenti a un gruppo si sentono migliori, “nel giusto” rispetto a chi appartiene ad un altro gruppo.

Costituiscono anche un fenomeno individuale poiché il singolo individuo, nella sua quotidianità può agire comportamenti discriminatori nei confronti di un’altra persona.

Cosa fare?

La risposta a questa domanda, a parere della scrivente, è complessa e si dispiega su diversi piani:

  • occorre proseguire con interventi educativi e di sensibilizzazione che mirino alla inclusione delle differenze
  • è necessario incrementare la consapevolezza dei singoli riguardo stereotipi e pregiudizi che condizionano opinioni e comportamenti
  • è importante che chi si sente a disagio con se stesso o discriminato in quanto appartenente a una minoranza o a una popolazione oggetto di pregiudizi non si chiuda, parli di come si sente con persone da cui si possa sentire ascoltato e compreso. In circostanze di disagio emotivo importante potrebbe essere di beneficio rivolgersi ad uno psicologo.

 

A cura di Agata Pollastri, Psicologa Psicoterapeuta, esperta in sessuologia clinica

Per informazioni scrivere a psicologia@centroilmelograno.it

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