La dipendenza è pervasiva, penetra in tutti gli anfratti del nostro vivere, inizialmente chiave che apre tutte le porte diviene corda che stringe e soffoca ogni relazione. La ritroviamo nelle relazioni genitori-figli, nei rapporti amorosi, nella sfera lavorativa, nell’amicizia, nello shopping compulsivo fino ad arrivare alla ludopatia e all’abuso di cibo. Sembrano aree così diverse eppure fanno parte delle stesse “patologie dell’eccesso e dell’agire” ossia sono comportamenti caratterizzati dal discontrollo emotivo che si manifesta con l’impulsività e la compulsività.

Ho incontrato spesso donne con dipendenza amorosa, ma ne ho seguite altrettante che la dipendenza l’avevano sviluppata nella sfera amicale.

La dipendente affettiva ha una grande capacità di riconoscere gli stati mentali dell’altra, molto meglio dei propri, percepisce quindi bisogni e desideri e fa di tutto per compiacere l’amica sacrificando sé stessa così da essere vista e apprezzata.

La donna con dipendenza affettiva vuole essere la migliore amica, anzi l’unica, cerca di instaurare legami simbiotici ed esclusivi che soffocano il rapporto. Quando l’amica del cuore si nega lei lo vive come un tradimento e un abbandono e questo scatena in lei rabbia e malumore che divengono conflitti o, peggio ancora, silenzi accusatorii e chiusura del legame.

È una condizione che condannata alla delusione in quanto il suo dare non potrà mai essere proporzionato al suo ricevere, si sentirà così vittima dell’ingratitudine e dell’abbandono, l’altra invece si sentirà imbrigliata e sopraffatta dalle richieste e dall’amica dipendente. Ma lei stessa si è consegnata all’altro sopravvalutando la propria disponibilità e bontà d’animo e sottovalutando ciò che ha ricevuto, perché ciò che riceve non è mai sufficiente a riempire il vuoto che si porta dentro.

a cura di Antonella Tusa, psicologa psicoterapeuta

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