Emergere nell’emergenza

E’ possibile rinascere, nascere una seconda volta? Si può riprendere vigore dopo un periodo di debolezza? Rinascere ci mette in contatto con la perdita, con la morte, con il lutto. Possiamo lasciare andare quelle parti di noi non più funzionali alla nostra crescita, alla nostra vita attuale, così com’è, ora?  E’ possibile che nel corso della nostra vita ci sia stata data l’occasione di emergere ma abbiamo declinato più o meno gentilmente l’invito? Può essere che, per quanto una posizione possa essere scomoda, perseveriamo nel mantenerla perché è conosciuta, sicura?

Se potessero parlare i miei colleghi dell’equipé BenEssere, ne avrebbero da dire sulle conseguenze psicofisiche di un reiterato atteggiamento poco funzionale in diverse aree: nutrizione, postura, sonno, sovraccarico energetico, cura di sé.

In questo periodo è stato bello incontrare le persone che hanno corso il rischio di lasciare la loro zona di confort e uscire allo scoperto, è stato bello vederle emergere. Avere avuto la possibilità di vederle sotto una nuova luce e, nei casi più intimi, godere della loro ombra accettandole così come sono, ha affiancato il mio percorso interiore di rivisitazione.

In questi mesi ho toccato con mano la forza invisibile e potente della rete e della collaborazione, rete che può salvare dall’oblio quando ha solide e colorate trame fitte di empatia, coraggio, calore e luce.

In questi mesi reggere la tempesta fuori e dentro me ammetto non sia stato facile; dopo un periodo di smarrimento in cui ho commesso qualche errore, mi sono attrezzata con più mollette interne di quante ne  avessi previste per tenere ancorate le mie parti piacevoli e sensibili lasciando volare via con il vento situazioni e relazioni fulminee e fulminanti. Ringrazio queste situazioni faticose perché mi hanno permesso di tornare a casa ( o meglio rimanerci) a testa alta.

Rinascere è come tornare a casa in buone condizioni fisiche o morali dopo una partenza dettata da una crisi, ci trovo molta bellezza in questo.

Mi sovviene alla mente la canzone “Meraviglioso” del grande Modugno “…Persino il tuo dolore potrà guarire poi, meraviglioso, ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mareee….”.

Apriamo gli occhi, guardiamoci intorno, cerchiamo nuovi scorci, nuovi sguardi dentro e fuori di noi riflettendo sul fatto che una qualsiasi posizione, se tenuta troppo a lungo, non solo limita il nostro raggio di azione e movimento, ma rischia di imprigionarci in contenitori che stringono la possibilità di meravigliarci, trasformarci. In quanto esseri viventi siamo dinamici, in continuo mutamento, solo gli oggetti possono rimanere fermi, statici, perfetti. Aristotele, tra i miei filosofi greci preferiti, affermava “Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.”

Per molto tempo ho accettato ingenuamente e con una buona dose di sofferenza ciò che agli altri arrivava di me prendendo più seriamente la realtà degli altri rispetto la mia. Da tempo mi sono stufata di sentirmi dire chi sono, io sono, punto e sono in divenire finchè sono viva, qui con i piedi radicati in questo mondo, il respiro nel petto, il cuore che batte a suon di rispetto per me stessa e gli altri e i neuroni connessi.

L’esperienza del conoscere partendo da sé è la via per conoscere il mondo che ci circonda, è un percorso certamente faticoso ma illuminante come hanno evidenziato i numerosi saggi da Socrate a Galimberti, da Gibran a Madre Teresa da Gherardo Amadei a Michele Minolli, solo per citare alcuni maestri del mio cuore. Siamo “unici e irripetibili” affermava il buon Carl Rogers, lo psicologo tra i più ottimisti e amanti del genere umano.

E ora mi domando, vi domando “di fronte alla pandemia cosa resta di me? Chi sono? Cosa mi piace, ora?” Proviamo a concederci il lusso, per di più gratuito e alla portata di ognuno di noi, di chiederci se siamo dove vogliamo essere, se proviamo piacere nell’essere chi siamo. Sono la persona con cui vorrei svegliarmi?  Vi auguro una risposta che vi aggradi perché domani mattina ci sveglieremo con noi stessi che ci piaccia o meno. E se non ci piace, perché non darci la possibilità di godere della nostra compagnia? Se non dovessimo farcela da soli, e nei processi di crescita difficilmente accade, possiamo contare sull’esistenza di persone e professionisti nati e rinati pronti a tendere una mano. “Nessuno si salva da solo” recitava il titolo di uno tra i bellissimi romanzi di Margaret Mazzantini.

E se ognuno di noi, a modo suo, oggi, coglie l’opportunità di rinascere, incrementa la possibilità di risveglio a livello culturale, sociale e artistico così come la storia dell’uomo insegna. A periodi di sospensione, attesa, malattia, ignoranza, miseria sono seguiti periodi di ripresa sociale, consapevolezza, progresso scientifico, letterario e artistico nonché ripresa economica.

Concludo citando ancora Aristotele “La felicità non consiste in passatempi e divertimenti, ma in attività virtuose.”

Auguro a tutti un buon risveglio.

 

A cura di Rosa Ljuba Lucariello, Psicologa, Formatrice e Conduttrice di percorsi di crescita personale “Temp-IO per me”

Post comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

© 2018 Centro Il Melograno A.P.S. - Psicologia e Servizi alla Persona - C.F. 94060860155