Intervista alla Dott.ssa Comi Debora, Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Socio-costruzionista e Terapeuta EMDR.
Oggi abbiamo voluto intervistare una psicoterapeuta della nostra equipe clinica di Psicologia, la dott.ssa Comi Debora, per capire meglio l’approccio terapeutico con EMDR.
EMDR è un acronimo che sta per:
-Eyes= cioè occhi
-Movement= cioè movimento
-Desensitization = desensibilizzazione
-Reprocessing = rielaborazione
Sembrano tutte parole molto difficili, ma in realtà è molto più semplice di quanto si pensi.
Proviamo a capire insieme cosa significano. Innanzituto l’approccio EMDR è stato inventato da Francine Shapiro, una psicologa di Palo Alto, che un giorno, mentre stava passeggiando in un parco e aveva in mente un pensiero molto negativo, si accorse che dopo aver mosso gli occhi da destra a sinistra, e da sinistra verso destra, la carica emotiva di questo pensiero era diminuita. Ha allora pensato che ci potesse essere un nesso tra il movimento degli occhi e la diminuzione della carica emotiva. Da lì ha inventato questo metodo, che, ancora oggi, risulta uno dei più efficaci per il trattamento del trauma.
Ognuno di noi nella vita ha avuto esperienze traumatiche. Nel 70% dei casi, questi traumi vengono elaborati naturalmente, ma nel 30% dei casi le persone non riescono a rielaborarli: ciò significa che il trauma rimane bloccato nel nostro cervello, e l’informazione non riesce ad essere immagazzinata in modo corretto.
Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche cui può andare incontro una persona. Esistono i “piccoli traumi” o traumi con la “t” minuscola, ovvero quelle esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate da una percezione di pericolo che però non compromette l’integrità fisica della persona. Si possono includere in questa categoria eventi come un’umiliazione subita o delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia. Esperienze però che se ripetute nel tempo possono danneggiare il benessere psico-fisico del soggetto.
Accanto a questi traumi di piccola entità si collocano i traumi con la “T” maiuscola, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali, terremoti, abusi, incidenti stradali etc.
Tale tecnica permette dunque di aiutare la persona ad elaborare traumi subiti durante nel corso della propria vita.
E’ come se il tempo si fermasse al momento del trauma: uno stimolo presente può riattivare le stesse sensazioni fisiche sperimentate magari uno o due anni prima durante l’evento traumatico subito. Lo stimolo presente riaccende il ricordo, e la persona comincia a rivedere la stessa immagine, a provare le stesse emozioni, lo stesso pensiero. Questo perché il ricordo è incastrato dentro la rete neurale. La persona può avere incubi, attacchi di panico, ansia, flashback ogni volta che ripensa a quell’evento traumatico.
L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo.
Il terapeuta inizia a muovere le dita da sinistra verso destra e chiede al paziente di seguire con gli occhi questi movimenti…attraverso dunque la stimolazione bilaterale alternata degli emisferi cerebrali, poco alla volta, fa sì che il ricordo venga elaborato.
Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdendo la loro carica emotiva negativa.
Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta.
I pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva, cambiando le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche.
Assolutamente no…il ricordo rimane ma viene vissuto in modo più distaccato.
I pazienti in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo
La risposta purtroppo non può essere definita a priori…serve una fase anamnestica di almeno 4-5 colloqui per poter conoscere la persona e instaurare una buona alleanza terapeutica, dopodichè si costruisce un piano terapeutico, con i ricordi target da elaborare, e da lì si inizia la fase di elaborazione. Mentre si elabora, potrebbero emergere blocchi o difficoltà che richiedono più tempo e devono essere superati.
Ogni percorso è molto soggettivo. Se un trauma è singolo e “puro” sarà più semplice da elaborare piuttosto che un trauma multiplo e ripetuto nel tempo.
No, soltanto i terapeuti che hanno fatto una formazione specifica presso l’Associazione EMDR ITALIA possono utilizzare questo approccio.
Grazie Debora per averci dato queste informazioni preziose!
Se desiderate avere altre informazioni in merito alla tecnica dell’EMDR
potete scrivere a psicologia@centroilmelograno.it
o chiamare il numero 3478295849
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