A volte è una lenta trasformazione, a volte accade improvvisamente, ma prima o poi tutti i bambini si trasformano e da dolci, teneri e quasi sempre sorridenti diventano spesso arrabbiati, capricciosi pronti a piangere e urlare per qualsiasi cosa.
Non a tutti accade, ma è un passaggio fondamentale della crescita del bambino, il quale attraverso i suoi piccoli no inizia a rivendicare una propria autonomia e a voler dimostrare a tutti i costi di essere un individuo. La gestione del capriccio è la situazione che forse più di altre mette a dura prova i genitori. Questo perché i capricci hanno natura diversa, si possono scatenare per i motivi più disparati e soprattutto perché mettono i genitori a contatto con emozioni forti e spesso sgradevoli (rabbia, frustrazione, imbarazzo, senso di impotenza). E c’è un’aggravante: se si sbaglia modalità di approccio, piuttosto che rientrare, il capriccio può degenerare in scenate di pura collera.
A volte serve fermezza, altre volte è meglio utilizzare metodi dolci; ma il modo migliore per affrontarli è essere dei buoni osservatori ed ascoltatori. Come in molti altri campi, non c’è una ricetta, una formula magica che permetta di risolvere tutti i problemi in maniera universale. Il primo passo è quello più difficile: fermarsi e prendere le distanze emotive da quello che sta succedendo. Sì, perché questo permette ai genitori di non essere travolti dal capriccio, ma di valutarlo oggettivamente e di capire più velocemente cosa il bambino sta tentando di comunicare. Fame, sonno, stanchezza, bisogno di attenzione, sbalzi d’umore: sono solo alcune delle motivazioni scatenanti, ma individuarle precocemente permette di comprendere il vero bisogno del bambino e darvi la risposta più adeguata.
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