“Mamma, papà… perché lui/lei ha due mamme/due papà?” #CHIEDIALMELO

Capita spesso che i bambini chiedano ai genitori “come nascono i bambini?”, e risposte frequenti (prima di spiegazioni più specifiche a livello biologico) possono essere che quando una mamma e un papà si amano fanno un bambino, oppure che il papà mette nella pancia della mamma un piccolo semino che cresce e diventa un bambino. Questa risposta è rinforzata dal fatto che statisticamente la maggior parte dei bambini ha una mamma e un papà. Ma non è sempre così: esistono nuclei famigliari composti da nonni, genitori single, coppie omosessuali o altri pattern “non tradizionali”, ed è importante raccontare ai bambini che le famiglie non sono tutte uguali, perché proprio e soprattutto a loro si può spiegare che la diversità è ricchezza.

Può capitare perciò che un bambino abbia un compagno di classe, di squadra o un amico che ha una famiglia cosiddetta “non tradizionale”: in questo articolo ci focalizzeremo in particolare sulla possibile domanda “mamma, papà… perché lui/lei ha due mamme/due papà?”.

Solitamente per le famiglie omogenitoriali non è tanto un problema raccontare la verità ai figli, quanto scontrarsi con i pregiudizi sociali esterni. Può capitare invece che quando un bambino fa questa domanda in una famiglia “tradizionale” ci sia un po’ di imbarazzo o non si sappia bene cosa dire, o come e se è il caso di affrontare l’argomento… magari si pensa “è un tema troppo delicato e complesso per un bambino?”.

La risposta fornita in questo articolo deriva sia da articoli scientifici sia da esperienze personali: i bambini non hanno pregiudizi strutturati da insegnamenti e anni di vita all’interno di una determinata cultura e società (in questo caso omofobia, differenze sessuali e stereotipi di genere), e sono quindi più liberi e svincolati dai limiti del giusto o sbagliato che stanno man mano costruendo, ed è proprio da loro e per loro che si può andare verso un ambiente inclusivo che permetta ad ogni bambino di sentirsi a proprio agio con la propria famiglia anche nel momento in cui si scontra con la società, e che permetta anche agli stessi bambini delle famiglie “tradizionali” di accettare e includere le diversità. Sicuramente è importante evitare il silenzio, in quanto significherebbe potenzialmente insediare in loro il pensiero che in questo tipo di pattern familiare ci sia qualcosa di sbagliato.

Prima di parlare di cosa e come si può rispondere, teniamo presente che ci sono studi (es. Fedewa et al., 2015; Golombock, 2015; Baiocco et al., 2015) che indagando le possibili differenze di prospettive tra figli di famiglie omogenitoriali ed eterogenitoriali (ad esempio: cresceranno correttamente? Soffriranno la mancanza di una figura materna/paterna? Avranno una percezione distorta delle dinamiche sociali? Avranno amici?) dimostrano che non vi sono differenze significative nel livello di adattamento dei bambini, e che laddove sono emersi casi di disagio essi erano legati a difficoltà della coppia (ad esempio economiche o conflittuali, o in figli adottati piuttosto che nati da PMA (Procreazione Medicalmente Assistita)) indipendentemente dal tipo di nucleo famigliare. Perciò di base gli elementi più importanti e significativi sono la qualità della relazione genitoriale e l’armonia tra i genitori: i bambini in sostanza hanno bisogno di un luogo di cura, di amore e di protezione, indipendentemente dal tipo di composizione del nucleo famigliare.

Passiamo ora ai contenuti che possono essere funzionali ad una risposta: innanzitutto la situazione può essere normalizzata facendo un parallelismo a partire dal concetto di amore/innamoramento. Una persona si può innamorare di un’altra persona, così che può capitare che una donna si innamori di un uomo, un uomo di una donna, ma anche che un uomo si innamori di un altro uomo e una donna di un’altra donna: è un po’ come con i gusti del gelato, ciascuno sceglie quello che gli piace, ma ci sono tanti gusti e ne scegliamo di diversi perché non siamo tutti uguali e non a tutti piace la stessa cosa! Ciò che è importante è che ci si rispetti e ci si voglia bene: questo è l’amarsi e non c’è nulla di sbagliato in un sentimento sincero e positivo che fa stare bene!

“Ma a quel bambino non manca la mamma/il papà?”. Per rispondere a questa domanda basti pensare alle risposte fornite dagli studi citati in precedenza: in nessun caso il bambino sceglie i genitori, ma si adatta e abitua a quello che ha (addirittura anche nelle famiglie poco amorevoli); perciò se quel bambino ha avuto due persone che lo hanno amato, protetto, coccolato e accudito, questo contesto di amore è quello a cui il bambino si adatta. E al di là del nucleo genitoriale, la famiglia comprende tutto ciò che da amore come nonni, fratelli e perfino animali domestici (spesso nominati nei racconti o rappresentati nei disegni dei bambini riguardanti la propria famiglia).

E se la curiosità del vostro bambino non è ancora soddisfatta… “Ma come fanno due mamme o due papà ad avere un bambino?” basta essere sinceri: si spiega che a volte il desiderio di dare amore ad un bambino è talmente tanto che lo si cerca attraverso degli strumenti che hanno inventato i medici o che lo si adotta, entrambi modi a cui possono ricorrere anche famiglie come la propria “tradizionale” se sono in difficoltà!

 

A cura di Sara Marchesi, psicologa clinica di area neuropsicologica, psicoterapeuta in formazione, sessuologa clinica.

 

Bibliografia e sitografia:

 

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