LALLAZIONE E PRIME PAROLE:  VEDIAMO INSIEME COSA SONO E COME STIMOLARE IL NOSTRO BAMBINO

“Lallazione”, “prime paroline”… Quanto spesso sentiamo questi termini parlando dello sviluppo del linguaggio del bambino?

Nel mio lavoro, spesso i neo-genitori mi pongono domande rispetto a cosa siano, quando dovrebbero comparire e come fare per aiutare il proprio bimbo. Vediamo allora insieme di cosa si tratta, ed impariamo a distinguere le varie tappe dello sviluppo del linguaggio.

Piccola premessa: il bambino, appena nato, non ha ancora la percezione di sé, del proprio corpo, della propria voce; non sa che la comunicazione verbale sarà il modo che avrà per comunicare col mondo esterno. Mondo esterno che per le prime settimane di vita sarà circoscritto alla mamma, al papà e a pochi altri contatti, con i quali il neonato comunicherà attraverso il pianto ed il contatto fisico.

Poi verrà la condivisione dello sguardo, associato specialmente al momento dell’allattamento durante il quale gli occhi del bimbo e quelli della persona che lo sta nutrendo (sia al seno che artificialmente) si incontrano e si studiano.

In seguito il bambino inizierà a porre attenzione anche ai suoni in maniera un po’ più strutturata e sarà in grado di riconoscere la voce dei genitori e delle persone che se ne prendono cura.

Contemporaneamente, esplorerà il suo corpo toccandosi le mani, i piedi, il volto, si metterà le mani in bocca ed inizierà così ad accrescere la consapevolezza del suo corpo.

Vediamo adesso quali sono le principali tappe dello sviluppo del linguaggio e della comunicazione verbale.

Verso i 2-4 mesi il bambino inizierà a produrre vocalizzi, spesso associati al portarsi le mani alla bocca, iniziando così a sviluppare la consapevolezza di poter produrre dei suoni. Questi suoni saranno non contestualizzati, cioè verranno emessi in momenti non legati ad eventi particolari; saranno inoltre inizialmente poco variati e rappresentati da suoni vocalici.

La fase successiva, che ha inizio indicativamente verso i 6 mesi, prevede la cosiddetta “lallazione”: il bambino inizia ad introdurre qualche consonante e ripetendo una semplice sillaba più volte (esempio: mamamama). In seguito arriverà la “lallazione variata” nella quale potremo sentire ripetere sillabe semplici, costituite cioè da una consonante ed una vocale, ma la consonante potrà cambiare (esempio: mamatata).

Verso l’anno di età possono comparire le prime paroline. È il caso di porre una precisazione: quando parliamo di PAROLE, intendiamo una produzione verbale che ha lo scopo di indicare qualcosa; un suono o sequenza di suoni che indicano consapevolmente qualcosa e che rimangono sempre uguali quando si indica la stessa cosa. Cosa significa?

Durante la lallazione, una produzione come “mamamama” non è considerata una parola che sta ad indicare la mamma, poiché quello steso suono si presenterà anche in situazioni nelle quali la mamma non c’è, oppure si presenterà uguale anche con il papà. Quando invece potremo considerare “mama” come parola, vedremo che quella produzione avverrà in presenza della mamma, quando il bambino la vede o quando la cerca. Stessa cosa vale per “papa” e per tutti gli altri suoni emessi.

Intorno ai 12 mesi dunque vedremo che il bambino, che avrà imparato a riconoscere visivamente i suoi familiari, presenterà una risposta al suo nome e avrà sviluppato maggior consapevolezza rispetto alla sua capacità di comunicare, inizierà a produrre qualche semplice parola legata alla suo quotidianità ed ai suoi bisogni primari: mamma, papà, bibe, acqua, nanna, pappa etc..

Il lessico del bimbo poi andrà arricchendosi partendo dalle parole che sentirà più spesso usare dalle persone che lo circondano e con particolare orientamento verso le parole presentate attraverso il gioco nel quale il bimbo e l’adulto condividono strettamente lo sguardo, il sorriso ed il divertimento.

 

Come fare per supportare lo sviluppo di quanto sopra descritto?

Il linguaggio, per il bimbo, è tanto un bisogno quanto qualcosa di affascinante e divertente. Esso viene appreso per imitazione, che coerentemente con le tappe di sviluppo descritte si basa sulla vista, sull’ascolto e sulla ripetizione.

Ecco che, a qualsiasi livello di sviluppo, ci sono alcune accortezze da osservare per agevolare il nostro bambino:

-parlargli, da subito, con tono calmo, usando spesso le stesse parole

-canticchiare melodie semplici, costituite di suoni sillabici

-usare il proprio timbro di voce, evitando di modificarlo sempre in favore di toni più acuti come viene naturalmente da fare quando si è in presenza di bimbi piccoli, e senza declinare troppo le parole

-quando arriveranno i vocalizzi e poi la lallazione, che come abbiamo detto non rappresentano ancora manifestazione di intenzionalità comunicativa, risulta ugualmente importante rispondere a questi vocalizzi: produrre quindi a nostra volta suoni semplici in risposta a quelli del bambino, oppure semplicemente stimolarlo con un poco di solletico o iniziando un basilare gioco del “cu-cu” girandoci verso di lui e guardandoci nel momento in cui viene prodotto un vocalizzo. Questo passaggio è molto importante perché crea le basi dello scambio comunicativo: il bambino inizierà a capire che la sua produzione vocale può generare degli effetti e gli serve per ottenere l’attenzione del genitore

-il bambino inizierà poi, in questo scambio, un tentativo di imitazione dell’adulto. Qui potremo iniziare a variare il tono, le consonanti/vocali utilizzate/, l’intonazione

-alla comparsa delle prime paroline, l’adulto ha il compito di rimarcare come quella parola indichi proprio quell’oggetto o quella persona. Ecco che, ad esempio, se il bambino dirà “a” per indicare l’acqua, noi potremo mostrargli contentezza quando dirà “a” proprio riferendosi all’acqua. E ancora potremo proporgli altre semplici parole per indicare altri significati: se “a” viene usato per acqua e per pappa, potremo guidare il bimbo alla ripetizione di “pa” per indicare la pappa e diversificare così due parole.

-I suoni onomatopeici (versi di animali, rumori di oggetti) sono molto divertenti per i bambini e risultano più semplici da produrre rispetto al nome completo del significato che anno (“bau” è più semplice di “cane”). Ecco che sono un ottimo modo per aiutare il bimbo a sviluppare il suo lessico ed accrescere la sua possibilità di comunicarci verbalmente qualcosa. Allo stesso modo si possono sfruttare filastrocche e canzoncine, prevedendo momenti di silenzio nei quali il bambino possa a modo suo inserire la parola mancante.

 

L’arricchimenti del lessico, così come prima il completamento dell’inventario fonetico (cioè l’abilità nel pronunciare tutti i suoni della lingua) richiederanno alcuni anni. Pensate che mediamente un bambino saprà pronunciare tutti i suoni della lingua italiana soltanto verso i 4/4.5 anni!

Quello che risulta fondamentale è ricordare che il bambino ha bisogno di sentire e sperimentare molto per imparare, e che il suo piacere nell’imparare il linguaggio è legato anche al piacere che suscita nei genitori. La reazione positiva del genitore davanti ad un gesto del bambino, rappresenta per quest’ultimo un grandissimo incentivo. È un percorso entusiasmante per i genitori così come per il piccolo ed è importante che venga vissuto serenamente!

Il mio consiglio è di, in presenza di timori, dubbi o incertezze, rivolgersi al pediatra di riferimento e se necessario ad uno specialista che può indirizzare il genitore con qualche consiglio mirato, al fine di portare maggior serenità alla famiglia.

a cura di Erika Swich, Logopedista

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