La separazione non è solo una questione di legge!

Ancora prima di accostarmi, nel mio cammino professionale, al tema della separazione e del divorzio, mi ha sempre colpito una cosa che non di rado mi è capitato di osservare.

Quando si parlava di separazione, spesso, a questa si associava, in modo quasi automatico, l’immagine dell’avvocato e del tribunale. Perlomeno questo è ciò che mi è parso di notare guardando film o serie, leggendo libri, navigando in rete, ascoltando amici e conoscenti o semplicemente captando frammenti di discorsi sui treni o nelle metropolitane. Come se la prima (e unica?) cosa che deve fare chi sta pensando di separarsi, per poter fronteggiare al meglio questo delicato passaggio di vita, sia quella di cercare il prima possibile un buon avvocato che lo informi, guidi, consigli, supporti, difenda, protegga e gli permetta così di esser sufficientemente corazzato per affrontare questa che per molti è una vera propria impresa titanica.

È solo una mia impressione? Oppure anche a voi è capitato di notare qualcosa di simile?

Con ciò non voglio dire che la decisione di separarsi non abbia nulla a che fare con la legge e i tribunali e neppure che un buon avvocato non possa essere di grande aiuto ad un genitore che si separa, ma voglio semplicemente dire che la separazione e il divorzio sono molto, molto di più di un’aula di tribunale.

La decisione di separarsi, di dare una nuova forma e nuovi confini alla famiglia, ha implicazioni valoriali, emotive, relazionali, affettive, di senso, logistiche, economiche di cui la sola legge non si può far carico. Troppe e diverse sono le domande, i pensieri, le decisioni da prendere, le cose da fare…

Voglio dire che la separazione è un’esperienza di cambiamento densa e complessa: per chi la sceglie, per chi talvolta deve trovare il modo di accettare una decisione non condivisa, per i figli, i nonni e i parenti più cari, gli amici. E voglio aggiungere che se talvolta chi si separa si accorge che tutta questa complessità è troppa da gestire e sostenere, si sente solo o capisce che in quel momento l’eventuale sostegno dei parenti e degli amici non è sufficiente può chiedere aiuto. Ne ha tutto il diritto!

Può chiedere aiuto per avere le informazioni che servono e non si trovano, per orientarsi e fare ordine tra le mille piccole e grandi decisioni che ci sono da prendere, per essere sostenuto nel gestire la relazione con l’altro genitore quando tra i due il dolore, la tristezza, la rabbia, la paura e il conflitto rendono faticosa o impossibile la più semplice comunicazione, per capire come aiutare i figli in questo delicato momento di cambiamento della famiglia.

Ma a chi può chiedere aiuto ? Al mediatore familiare.

Il mediatore familiare è un professionista esperto di separazione e divorzio, formato per poter offrire aiuto a chi si separa o sta pensando di farlo, o a chi è già separato/divorziato e sente il bisogno di “risistemare” alcune questioni.

Il mediatore offre un aiuto concreto per fronteggiare la separazione, senza perdere di vista l’importanza delle relazioni e mettendo al centro i figli, non dimenticandosi però dei genitori, con le loro risorse e le loro sofferenze.

La mediazione familiare è un contesto protetto in cui i mediatori aiutano i genitori a prendere tutte le decisioni che la separazione in qualche modo impone: come spiegare ai figli quello che sta succedendo alla famiglia, in che modo e con che tempi continueranno a stare con mamma e papà, come organizzarsi per la casa, come accordarsi per le questioni economiche, non dimenticando di fornire le prime informazioni dal punto di vista legale.

La mediazione solitamente si fa in due. Ma il mediatore familiare può rispondere anche alla richiesta di aiuto un genitore soltanto, che sente per sé un bisogno di confronto e supporto, come mamma o papà separato. E, nel caso, valutare insieme se e quando coinvolgere l’altro genitore.

Torno quindi a ripetere che la separazione è certamente un’esperienza di cambiamento densa e complessa, la cui gestione non può essere delegata soltanto ad un avvocato o a un tribunale.

Perché il giudice non può, anche se lo volesse, conoscere i due genitori che si separano, la loro storia, cosa li ha portati a questa decisione, che tipo di mamma e papà erano e che tipo di genitori separati vorrebbero diventare, cosa pensano loro e i loro figli di quel che sta accadendo, cosa provano. Non è la sua funzione, non ne ha il tempo, non ha disposizione un contesto adatto a fare tutto ciò ed è formato per fare altro.

E questo la legge stessa lo sa. E proprio per questo la legislazione sulla separazione e il divorzio sta andando sempre più nella direzione di rendere chi si separa protagonista delle proprie scelte, di semplificare le procedure e ridurre i tempi e di spostare così sempre più fuori dalle aule di tribunale il confronto tra genitori per dare forma alla loro separazione. Nell’ambito della cosiddetta “Riforma Cartabia” (legge 206/2021) è il  Giudice stesso che può informare i genitori dell’esistenza della mediazione familiare e, in alcuni casi raccomandare loro di avviare un mediazione, attingendo a un elenco di mediatori esperti che lo scorso anno ogni Tribunale che per legge costituito. Come a dire che le questioni di famiglia, per la loro delicatezza ed importanza, non possono riguardare solo una fredda aula di Tribunale, ma hanno bisogno di essere prima affrontate in un luogo accogliente, sicuro, protetto.

Come, ad esempio, la stanza della mediazione.

Se ti stai separando e hai bisogno di aiuto e se vuoi  semplicemente maggiori info sulla mediazione familiare o sul nostro Servizio di mediazione supporto alle genitorialità in separazione clicca qui oppure chiamami (manda un Whatsapp al numero 399/9933766 o scrivi all’indirizzo mail mf.melograno@gmail.com

 

a cura di Riccardo Nebel, pedagogista,  mediatore familiare e counsellor

 

 

 

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