Aborto spontaneo: quali le reazioni di chi sta intorno?

 

“Ho avuto un aborto spontaneo, ero a 7+2”

Ma sì dai ora ne farai un altro

Puo’ succedere, è successo a tutti

Non pensarci, per fortuna era all’inizio, cerca di andare avanti

Questo un esempio delle reazioni frequenti che le persone possono avere di fronte ad una mamma che ha perso il suo bambino nelle prime settimane di vita…come se per il fatto che era all’inizio non giustificasse il suo dolore. La maggior parte delle persone in realtà lo fa per spronare l’altro o perchè molto in difficoltà e non sa bene cosa dire nel momento in cui lo si racconta..spesso c’è imbarazzo, paralisi e si rischia di cadere nella banalità.

Dovremmo partire da qui per cercare di sensibilizzare sempre più un tema così delicato, un lutto ancora oggi invisibile e poco riconosciuto: dovremmo partire da come reagire di fronte a qualcuno che ci comunica la notizia di un lutto perinatale, che sia all’inizio oppure no.

Si tratta purtroppo di un lutto invisibile, cioè non riconosciuto; esiste  un forte pregiudizio che non ci sia un lutto legato a questo evento e o che la sofferenza sia spropositata (si può provare un lutto per una perdita così precoce?), ma questo mancato riconoscimento sociale lascia la donna e la coppia in una profonda solitudine.

A volte più di tante parole funziona di più un abbraccio, connesso ad un “mi dispiace tanto, posso immaginare il tuo dolore”: certo perchè dietro alla perdita del proprio bambino, per quanto piccolo, c’è la perdita della progettualità familiare, delle speranze, delle aspettative, dell’investimento emotivo. Non possiamo sapere la storia della persona che abbiamo davanti, non possiamo sapere dopo quanto tempo è arrivata questa gravidanza, se ci sono state altre esperienze negative. E’ sempre meglio evitare domande inopportune o commenti fuori luogo, come per esempio: ma allora? Lo facciamo o no un figlio?

Dai racconti delle coppie che vivono un evento di questo tipo, spesso raccontano che gli amici, i parenti, i familiari più stretti non riescono a “stare su questo argomento” e quindi smettono di chiedere, anche un come stai, o meglio diventa un chiedere come stai senza ascoltare la risposta sincera e autentica che la persona ci sta dando. Le persone si celano dietro il tabù sociale, l’imbarazzo e dietro l’innaturalezza di un tale evento e calano il sipario del silenzio, per paura di far risprofondare la coppia nel baratro del ricordo o del dolore. Il più delle volte però non è questo quello di cui hanno bisogno, ma anzi, la vicinanza, un pensiero fa sentire meno soli.

Il dolore non dipende dal tempo di gestazione ma dall’investimento affettivo e dal significato che la coppia ha dato a quell’esperienza. I primi contesti e le prime persone con cui i genitori entrano in contatto subito dopo la terribile notizia condizionano l’espressione delle risorse personali per iniziare ad affrontare la perdita. Per questo serve una acuta sensibilità nel trattare questi eventi.

Essere sostenuti in questa fase difficile è fondamentale, sia per la donna , che per la coppia. Essere accompagnati ad elaborare la perdita aiuta la coppia a dare un nome e un senso alle emozioni vissute, per poi poterle identificare e accettare per andare avanti…. Sì perchè provare queste emozioni è naturale e fisiologico.

A cura di Debora Comi, Psicologa perinatale Psicoterapeuta sistemico socio-costruzionista

Per maggiori informazioni sul servizio Onde di Luce, sostegno psicologico al lutto perinatale, clicca qui oppure scrivi a:

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Debora Comi: 349.4062460

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