COME IMPARO MUOVENDOMI?

Spesso intendiamo il movimento come una serie di competenze fini a se stesse: camminare, saltare, lanciare la palla… scrivere, quando il bambino è un po’ più grande…

Ma il movimento è molto più di questo: il sistema motorio è il sistema che veicola gli apprendimenti, le capacità di adattamento nell’ambiente, aiuta l’organizzazione e la strutturazione del linguaggio e della comprensione, e la capacità di relazionarsi con gli altri.

Vediamo allora come influisce sulle altre competenze.

 

La funzione del movimento è permettere un’interazione attiva ed efficiente con l’ambiente; attraverso il movimento, difatti, ci spostiamo nel mondo e, soprattutto nei primi anni di vita, questo rappresenta l’unica modalità attraverso cui il bambino impara a conoscere prima il proprio corpo e successivamente l’ambiente che lo circonda (Camaioni, 1999).

 

Il bambino inizia ad organizzare il proprio movimento già nell’utero; alla nascita ha già quindi delle competenze che continuerà a sviluppare in un continuum durante la vita extrauterina.

Oltre alle proprie competenze motorie il bambino nasce già con l’interesse verso la figura umana e la capacità di riconoscere il movimento umano… questo ci dà già un indizio su come il movimento sia già integrato a un altro aspetto… la relazione.

 

Il bambino continuerà a sviluppare le proprie competenze sia su quelle che sono le proprie caratteristiche individuali (quindi il proprio modo di percepire ed elaborare le sensazioni), ma anche e soprattutto in relazione a quello che è l’ambiente esterno, che gioca un ruolo chiave.

Con “ambiente” infatti non si intendono solo lo spazio e gli oggetti che lo circondano, ma anche le persone, con le loro caratteristiche individuali e affettive.

L’ambiente riveste un ruolo chiave perché è ciò che può offrire al bambino possibilità di fare esperienza, oltre a fornire quel contenitore emotivo di supporto che è fondamentale per uno sviluppo armonico.

 

Ormai l’abbiamo sentito dire tante volte: “l’esperienza passa dal corpo”, “se mi muovo imparo”, e così via… ma cosa significa veramente?

E soprattutto… come imparo?

 

Innanzitutto è importante sapere che l’organizzazione motoria si sviluppa in due fasi, il cui passaggio avviene in relazione alla funzione, quindi con tempi diversi.

La prima fase è esplorativa e prevede una grandissima variabilità di movimenti attraverso cui il bambino esplora diverse possibilità e acquisisce una ricchezza di informazioni diverse; la seconda fase è quella adattiva, attraverso cui il bambino seleziona il comportamento motorio che meglio si adatta alla situazione.

Questo lo guiderà a lungo nell’acquisizione di nuovi schemi e nel padroneggiamento di competenze diverse, oltre a favorire un sempre maggiore livello di adattabilità.

Il bambino fa esperienza, costruisce il proprio repertorio, lo specializza sempre più; con le competenze consolidate costruisce nuove funzioni utili ad affrontare compiti ancora più complessi…

L’apprendimento in questi passaggi avviene per prove ed errori.

E allora lasciamo che il bambino sbagli! E diamogli la possibilità di provare a correggersi. È attraverso la ricerca attiva di una soluzione che il bambino sceglie gli schemi e consolida quelli funzionali per una dato compito, comprendendone l’utilizzo adattivo; non si raggiungerebbe la stessa flessibilità se gli anticipassimo sempre la nostra soluzione per tutto…

 

Lasciandolo sperimentare si sta già agendo sulla strutturazione di nuove reti neuronali e sull’organizzazione di funzioni cognitive più complesse, come il decision making e la pianificazione delle idee, oltre a incrementare la capacità di previsione su come potrebbe evolversi una situazione, sulla base delle esperienze già vissute.

Quindi, più esperienze ci sono nel repertorio, maggiore sarà la possibilità di trovare nuove soluzioni funzionali e ridurre poi la possibilità di errore.

 

Mente, corpo e percezione lavorano insieme e interagiscono all’interno di un unico sistema in cui queste componenti cooperano per garantire continui feed back sia del nostro comportamento che delle informazioni che riceviamo dall’ambiente, aiutandoci a costruire il nostro comportamento e la nostra capacità di adattamento all’ambiente. (Questo modello integrato è noto come embodied cognition – la mente incarnata).

 

Il sistema motorio inoltre permette la creazione di tracce senso-motorie: le esperienze che facciamo nell’ambiente vengono immagazzinate nel nostro corpo in una sorta di memoria motoria, che pone la basi per gli apprendimenti più sofisticati e per il linguaggio: è più facile apprendere e richiamare alla memoria concetti di cui ho fatto esperienza, come “sopra”, “sotto”, “dentro”, e più avanti i concetti astratti di “amore”, “paura” ecc, se sono stati sperimentati con il corpo; perché, quando poi il bambino li ritroverà, saranno maggiormente accessibili, in quanto sarà il corpo a “risuonare” di quell’esperienza.

 

Altro aspetto fondamentale che coopera con l’aspetto motorio è quello dei neuroni mirror: quelle aree all’interno del nostro cervello che riconoscono l’azione svolta dall’altro (azione di cui si è già fatta esperienza e che quindi “risuona” nel mio sistema motorio) e l’intenzione dell’altro, sia in termini di azione sull’oggetto che in termini di situazione sociale.

Questo aspetto, permette di dare e condividere un significato alle azioni e alle situazioni relazionali e di definire un timing all’interno delle interazioni.

L’azione dei neuroni mirror è attiva già dalle prime interazioni viso a viso e si struttura fino alla comprensione della mente dell’altro.

 

In conclusione, l’invito che voglio farvi è quello di cercare di favorire al massimo le esperienze nell’ambiente del vostro bambino e di non sottovalutare mai, ma mai, il valore del gioco e del corpo: attraverso le esperienze il bambino impara, si esprime, si relaziona.

 

Qual è il ruolo del neuropsicomotricista?

Nel corso dello sviluppo possono, in alcune occasioni, emergere delle fragilità.

Il nostro ruolo è quello di agire attraverso il corpo e il movimento, andando ad integrare tutti gli aspetti visti finora ad esso collegati: sensorialità, percezione, movimento, cognitivo, relazione, emozione… al fine di favorire uno sviluppo globale il più possibile integrato. Ovviamente intervenendo attraverso il gioco.

 

a cura  di Laura Sanvito Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva

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