“Yoga nel parto cesareo: la luce della nascita nella ripresa del corpo”

Il cesareo non è solo un’operazione, ma è anche un piccolo miracolo perché dona comunque la vita. E io credo che una madre che attraversa un cesareo sia una mamma molto eroica”. cit. Ibu Robin Lim

Ogni donna che si prepara a diventare mamma per la prima volta, vorrebbe poter accedere ad un parto meno invasivo possibile e si immagina un mondo ideale in cui l’energia sottile dell’attesa possa mantenersi in continuità tra il prima e il dopo parto. IL SAPERE FEMMINILE, i racconti tra donne, tra amiche, tra famigliari, durante il corso preparto, le letture e le informazioni che circolano in merito a questo delicato momento, rendono più o meno consapevole le future mamme che il parto potrebbe svolgersi in maniera inattesa rispetto al previsto e che si potrebbero presentare delle sorprese.

Ma la prima grande incognita per ogni donna è sapere come lei stessa si troverà e reagirà durante il parto: “Quanto dolore proverò e per quanto tempo? Sarò in grado di sopportarlo? Riuscirò a spingere al momento giusto? Chi mi assisterà riuscirà a capirmi e a conquistare la mia fiducia? E io a mia volta riuscirò ad affidarmi a loro? Andrà tutto bene?”. Queste grandi paure legate al parto, fanno parte di un sapere ed un’esperienza collettiva cui la donna in qualche modo sente di appartenere perché parte del percorso fisiologico e naturale verso la maternità di tutte le donne.

L’INEDITA ESPERIENZA FISICA E PSICOLOGICA DEL PARTO CESAREO PER LA DONNA

L’esperienza del parto cesareo, programmato o meno, rompe in qualche modo questo senso di appartenenza della donna all’esperienza comune aprendo scenari inediti e nuove incognite poco condivisibili con le altre mamme (solo con il 25% circa delle madri secondo il territorio). Il parto cesareo, in quanto operazione chirurgica, rappresenta la modalità di nascita più INVASIVA, MEDICALIZZATA e VICINA AL CONFINE TRA FINE E MORTE. La donna è completamente PASSIVA, da soggetto diventa oggetto di una lesione profonda del proprio corpo, subisce una divaricazione senza poter partecipare attivamente in alcun modo né essere protagonista della nascita e di qualunque movimento vitale o moto interno legato a questo momento (contrazioni, spinte, ossitocina, adrenalina, noradrenalina, prolattina) che viene BLOCCATO dall’intervento esterno, dall’anestesia e poi dal procedimento chirurgico. Questa INVASIONE, LESIONE PROFONDA DEL CORPO possono essere rielaborate dalla donna in vari modi arrivando nei casi estremi a generare un senso di sopraffazione e lesione dell’integrità fisica personale vissuta emotivamente come abuso, nonostante il contesto privo di alcuna reale intenzionalità lesiva.

Nel parto cesareo l’elaborazione della separazione del bambino dal corpo della mamma viene privata della partecipazione attiva da parte di entrambi al momento del distacco dalla pancia e questo contribuisce sia nella mamma che nel bambino allo sviluppo di un PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE MENO DEFINITO rispetto a quello nel dopo parto naturale. Nello stesso tempo, quando il bambino viene alla luce con la mediazione dei medici, la mamma non può immediatamente portarlo a sé e questo AUMENTA L’ANSIA DA SEPARAZIONE E LA PAURA DI NON RIUSCIRE AD ALLATTARLO.

Le immediate ore dopo il parto cesareo, sono le ore più delicate: esaurita l’anestesia subentra il dolore per la ferita chirurgica e delle contrazioni indotte dalla flebo di ossitocina che previene le emorragie uterine, c’è l’impaccio del catetere vescicale, della flebo e delle medicazioni.

La mamma vuole, deve superare tutto questo…per non perdersi il primo contatto con il bambino, per conoscerlo annusarlo, sentirne il calore, accarezzarlo, sentirlo suo e farsi da lui riconoscere. E per non perdersi l’attaccamento al seno e la montata lattea stimolando il più possibile il bambino a ciucciare e il seno a produrre nonostante il dolore alla mammella e le morse uterine.

Nonostante tutto questo, la mamma vuole esserci e ancora una volta dona il suo corpo per amore” (cit. E. De Donato ‘Yoga nascita nel parto cesareo’ tesi Formazione Yoga in fascia®)

Il naturale senso di attaccamento, l’innamoramento della mamma verso il bambino dato dalle scariche di ossitocina prodotte nel parto naturale, non viene generato allo stesso modo dall’ossitocina chimica somministrata nel post parto. NELLA DIADE POST CESAREO l’attaccamento emotivo per svilupparsi necessita ancora di più che nel parto fisiologico di passare attraverso l’esperienza e la stimolazione dell’allattamento e del contatto fisico, pelle a pelle con il neonato. Il bambino pensato e atteso ora è nato e la mamma pur volendogli bene ha bisogno di imparare o meglio di re-imparare a sentirlo e percepirlo, costruendo una nuova connessione sensoriale profonda capace di attivare un attaccamento e una SINCRONIA FISICA MAMMA BAMBINO.

Finalmente a casa, la mamma può farsi la prima doccia dopo il parto, facendo però attenzione a non bagnare la ferita. I movimenti sono ancora impacciati e devono essere prudenti, i punti tireranno ancora fino a quando non saranno tolti allo scadere della prima settimana dal parto. La fascia contenitiva addominale dà sollievo ma anche rigidità e ingombro. Gli eventuali fratellino o sorellina a casa potranno essere presi in braccio dalla mamma solo dalla posizione seduta per tutto il puerperio e per qualche mese dopo. Ad ogni poppata, ai naturali “morsi uterini” generati per riportare man mano le dimensioni uterine a quelle originarie, si aggiungono i dolori dell’incisione tirata dai tessuti interni.

Per favorire e sostenere la montata lattea, più lenta rispetto a quella dopo il parto naturale, la mamma deve nutrirsi e idratarsi abbondantemente e questo ritarda il recupero della forma fisica.

 

LE CHIAVI DELLO YOGA NEL POST PARTO CESAREO

“Ripensandoci, percepisco ancora il sapore di quella solitudine, ma anche la forza e il coraggio di ‘esserci’, in quel parto e in quell’incontro. Il nostro parto cesareo ci appartiene, fa parte di noi come la cicatrice che ricorda quel momento, unico e irripetibile, perché portatore di vita. Accarezziamo la nostra cicatrice, portatrice sana di una maternità consapevolmente vissuta e non subita” (cit. Il parto positivo)

 

In aggiunta al vissuto invasivo corporeo ed emotivo dell’esperienza chirurgica di cui la cicatrice rimane una traccia indelebile, la donna può sviluppare anche un senso di inadeguatezza rispetto al mancato parto naturale, una sensazione di incompetenza rispetto al non essere stata in grado di compiere questo atto fisiologico.

La rielaborazione di questi vissuti avviene più facilmente in un contesto di rete capace di comprendere, dare ascolto e dare spazio fisico ed emotivo alla mamma che vive tutte queste emozioni contrastanti rispetto alla positività dell’evento nascita. LO YOGA SI APRE ALLA MATERNITA’ rispondendo puntualmente proprio a tutte queste esigenze della donna e della neo-mamma secondo TRE CHIAVI fondamentali.

La prima chiave è l’ACCOGLIENZA– Lo yoga riserva alle mamme un momento per sentirsi ascoltate e comprese, poiché per accogliere bisogna essere stati accolti per primi e trovare un luogo uno spazio in cui rivivere questa sensazione di ‘abbraccio emotivo’. Lo yoga offre uno ottimo spazio per fermarsi e prendersi cura di sé, fino a lasciarsi andare allo SGUARDO AMOREVOLE DELL’INSEGNANTE cui affidarsi per lasciarsi condurre e lasciarsi andare.

 

La seconda chiave è quella del RISVEGLIO DI SE’ – Lo yoga nel post-partum aiuta a risvegliare e potenziare la consapevolezza di sé e l’integrità della donna come persona, prima ancora che come madre, nel ritrovamento della propria UNITA’ E INTIMITA’ CORPOREA PRIMA INFRANTA. Questo elemento è il fondamentale presupposto che consente alla mamma di RECUPERARE IL SENSO DI SE’ DOPO IL POSSIBILE DISORIENTAMENTO esperito a causa dell’esperienza invasiva del cesareo. Quanto maggiori sarà il recupero della propria interezza corporea, quanto maggiori saranno le risorse che consentiranno di APRIRSI E FARE SPAZIO DENTRO DI SE’, NEL PROPRIO SPAZIO DEL CUORE, PER ACCOGLIERE E DEDICARSI AL BAMBINO. Questo lavoro è tanto più importante quanto maggiore è stato lo smarrimento provato durante il parto cesareo (dai livelli più lievi fino ad arrivare alla Tocofobia – paura fobica della lesione da taglio)

La terza chiave è l’ARMONIZZAZIONE DELLA CICATRICE fisica ed emotiva subita dalla donna come processo di ARMONIZZAZIONE GLOBALE della cicatrice attraverso la sua lenta e graduale INTEGRAZIONE NEL RECUPERO DI UNA SENSIBILITA’ CORPOREA COMPLESSIVA.

“Tutte le cicatrici sono una aggressione memorizzata dai tessuti”. La pelle, per la sua estensione, è il più grande organo del corpo e ha la stessa origine del sistema nervoso centrale” (Cit. David Kanner, osteopata)

Dal punto di vista più biologico, il taglio della pelle e dei tessuti sottostanti fino all’organo uterino è una lesione alla fascia che collega i tessuti agli organi; le fasce cicatrizzate del cesareo modificano la meccanica comunicativa del corpo che coinvolge a partire dalla pelle l’ipofisi (deputata ai cambiamenti ormonali, come l’ossitocina, l’ormone dell’amore e della relazione), la ghiandola mammaria (importante per l’allattamento) e le ghiandole surrenali (che producono adrenalina e cortisolo). Ritornare gradatamente al recupero della sensibilizzazione corporea, RISVEGLIA LE GHIANDOLE IPOFISARIE E SURRENALI E GLI ORMONI CHE SOSTENGONO LA MATERNITA’, favorendo la rielaborazione della CICATRICE COME PARTE DEL TUTTO anziché come lesione globale della persona; aiuta in sostanza a dare confini definiti al dolore e a contestuali alla ferita fisica ma soprattutto emotiva del taglio cesareo.

Nel caso particolare della cicatrice del cesareo l’utero si indurisce e crea una tensione meccanica e funzionale” (Cit. Manuela D’Ambrosio – Ostetrica Casa maternità Prima Luce di Torino)

 

La quarta chiave è il RINGRAZIAMENTO – Una volta armonizzata la ferita fisica ed emotiva, è necessario DARE SPAZIO ALL’ESPRESSIONE EMOZIONALE DI QUESTA rielaborazione e GUARIGIONE EMOTIVA che passa attraverso il RINGRAZIAMENTO della cicatrice e la GIOIA CONDIVISA.

“La prima tappa di ringraziamento è di grande importanza per tutto il processo di guarigione e pacificazione della donna. Se non si ringrazia la cicatrice e non si riconosce che è “anche grazie a lei” che il bambino è nato, si mantiene un’energia di ostilità nei suoi confronti e nei confronti di sé stesse. Ringraziare libera molta energia repressa e negativa. La seconda tappa è la liberazione emozionale che spesso avviene proprio durante il massaggio della pancia e della cicatrice, attraverso il pianto e l’ascolto dei vissuti la mamma può lasciar andare quello che la cicatrice racconta”. (Cit. Dr. Kanner su insegnamento del dottor Philippe Mahè)

IL LAVORO DELLO YOGA NEL POST PARTO CESAREO FISIOLOGICO

Abbiamo visto come lo yoga intende recuperare l’intimità e l’armonia della donna con il proprio corpo muovendo l’energia in modo da FAR SIMBOLICAMENTE RESPIRARE LA FERITA CHE HA DATO ALLA LUCE LA VITA. Ora vediamo come si concretizza questo lavoro nel caso di un decorso fisiologico (fisico ed emotivo) del parto cesareo.

Poiché la zona dell’addome cesarizzato rimane una zona critica per la donna per un periodo di tempo che va dai 6-12 mesi, si possono verificare reazioni di difesa che portano a de-sensibilizzare o al contrario iper-sensibilizzare la parte. Per questo i movimenti dello yoga nel post cesareo si prefiggono di risvegliare con dolcezza e gradualità estrema il tono della zona del fuoco (plesso solare, zona addominale) lavorando ancora in chiusura del bacino per non risvegliare memorie spiacevoli o traumatiche legate alla divaricazione fisica ed emotiva avvenuta con il parto cesareo.

Appena la mamma raggiunge gli 8-12 mesi dal parto se ne sente il desiderio può riprendere a praticare, senza però ugualmente abbassare la soglia di attenzione rispetto al rischio di attivare vissuti spiacevoli legati al parto cesareo o alla ospedalizzazione. A questo fine, quindi, almeno fino ai 12 mesi dal parto è bene:

  • non agire in modo diretto sugli addominali
  • non sollecitare intensamente il pavimento pelvico
  • evitare chiusure intense del busto sulle gambe (per proteggere la zona della cicatrice)
  • non utilizzare movimenti e posture iper-pressive.

 

UNA BUONA E ATTENTA PRATICA YOGA POST CESAREO, deve invece fornire sollievo dalle fatiche quotidiane della mamma, dal peso di portare il bambino in braccio e dalla carenza di sonno a causa del piccolo facendo attenzione a:

  • usare posture e posizioni dolci
  • sciogliere la colonna vertebrale, la zona dorsale
  • sciogliere vertebre cervicali, collo, spalle
  • lavorare sull’ASCOLTO
  • sulla respirazione (Yogica completa, meglio evitare pranayama intensi)
  • sul rilassamento.

 

Dopo i 12 mesi si può riprendere a lavorare sull’area del perineo e a quella degli addomina­li, che devono riprendere tonicità con posizioni graduali. RIMANGONO DA EVITARE ancora stili di yoga (o ginnastica) dove sono previsti SALTI E SALTELLI, per scongiurare il prolasso della zona dell’utero e l’eccessiva stimolazione della ferita.

 

LO YOGA NEL POST CESAREO TRAUMATICO

“Appena cominciamo a ri-esperire una connessione viscerale con i bisogni del nostro corpo, emerge una specifica capacità nuova: quella di amarci con calore”

(Cit. Stephen Cope – Yoga and the quest of the true self)

Nel causo di TRAUMA solo la donna può decidere se voler iniziare il suo cammino in recupero del benessere direttamente con il sostegno del percorso dello yoga oppure se approdarvi in seconda battuta, cominciando prima una condivisione in forma verbale protetta della propria esperienza (cerchio delle mamme con problematica analoga, counselor, terapia individuale, terapia di gruppo, gruppo di mutuo aiuto).

Se la mamma sceglie lo yoga in presenza di trauma, è bene attendere oltre l’anno prima di riprendere la pratica, a meno non si tratti di una yogina esperta e ne senta il bisogno prima, ma ciò avviene molto raramente. Prima di un anno circa (i tempi ‘medi’ di rielaborazione di un vissuto emotivamente doloroso) il rischio della riattivazione dell’esperienza nella madre traumatizzata è ancora troppo grande; nel caso infatti questo si verificasse, il beneficio della pratica non potrebbe essere sufficiente a contrastare il disagio creato.

In questo scenario è cruciale la relazione con l’insegnante di Yoga, che si preoccuperà di capire come lavorare nella pratica secondo l’affinità della mamma: se solo tramite il corpo e la comunicazione non verbale (utilizzando meno parole possibili perché potenziali inneschi di memorie spiacevoli) oppure con una comunicazione esplicita, accompagnata al lavoro sul corpo, che contenga però MENO EVOCAZIONI SIMBOLICHE ESPLICITE PERCHE’ POTENZIALMENTE ATTIVANTI.

Le mamme che preferiscono l’approccio corporeo e verbale, tendono a interrompere a chiedere spiegazioni e si sentono maggiormente rassicurate da indicazioni e guida esplicita da parte dell’insegnante.

Le mamme che preferiscono l’approccio corporeo e non verbale, spesso hanno piacere a ricever indicazioni come aggiustamenti della postura tramite il CONTATTO da parte dell’insegnante. Questo TOCCO è un’altra modalità di richiedere ACCOGLIENZA, GUIDA, ATTENZIONI RASSICURANTI che trasmettono cura, benessere e calma.

Le divaricazioni devono essere ben calibrate in base alla risposta della mamma, poiché possono attivare vissuti spiacevoli legati al rimpianto del parto naturale mancato o al dolore della ferita, già la posizione seduti a terra a gambe incrociate può in questi casi essere già molto attivante.

 

Buona pratica nella luce a tutte le mamme!

a cura di Elena De Donato

Dr. Filosofia indir. Psicopedagocico, Yoga Teacher&Trainer

Yoga gravidanza e post-partum metodo Yoga in fascia®, Yoga Bambini con bisogni speciali e GiocaYoga® A.I.Y.B., Yoga Ratna 0-90 S.I.Y.R., Yoga for the special child® Sonia Sumar Method®, Somatic Competence® Yoga

Yoga mamma bebè – giovedì ore 11.30

Yoga dolce – giovedì ore 15.30

Yoga in fascia – giovedì ore 14.30

 

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