Gli amici immaginari possono essere una parte integrante della crescita di un bambino. Proviamo a scoprirne il significato e a capire perché non dobbiamo necessariamente preoccuparcene.
La fantasia del bambino è senza confini, ed è proprio da questo uso creativo del pensiero che nasce l’amico immaginario: esso può avere caratteristiche reali o essere una creatura dalle forme bizzarre, più spesso è uno solo ma alle volte possono essere diversi, ma quello che la rende speciale è la funzione che svolge per il piccolo.
A partire dai 2-3 anni di età e fino ai 10 anni circa l’amico immaginario infatti può rappresentare per il bambino un valido complice a cui ad esempio raccontare i propri pensieri o segreti senza paura che siano rivelati ad altri, ma anche come supporto all’affrontamento di conflitti interni, paure e insicurezze, emozioni che magari faticano ad esprimere.
Non a caso molto spesso gli amici immaginari sono dotati di qualche super potere e vengono chiamati in aiuto dal bambino quando si sentono in difficoltà o hanno bisogno di essere protetti (ad esempio quando hanno paura del buio).
A differenza di amici o genitori poi, l’amico immaginario non replica, non dice di no, e nel mondo della fantasia tutti i desideri possono essere esauditi. Al contrario quindi di ciò che si è pensato per molto tempo, l’amico immaginario è da considerare come un aspetto normale e prezioso nell’infanzia, segnale di un uso creativo della fantasia che aiuta il bambino ad esplorare il proprio mondo interno e ad esprimere ciò che vive. Inoltre rifugiarsi in un mondo immaginario può aiutare il bambino a tollerare meglio alcune frustrazioni che sperimenta nel mondo reale.
Tutto questo avviene sotto il pieno controllo del bambino, che naturalmente ha ben chiaro il confine tra la sua immaginazione e la realtà.
Generalmente l’amico immaginario smette di svolgere la sua funzione e si dissolve in maniera fisiologica entro i 10 anni circa. Infatti crescendo il bambino impara sempre più a conoscere se stesso e a padroneggiare la realtà e dunque non ha più bisogno del suo supporto.
Se questo passaggio non avviene, o se si assiste ad un ritiro dalla realtà e dalle relazioni sociali per rifugiarsi in questa relazione immaginaria, è bene chiedere aiuto ad un professionista per capire meglio quali fatiche sta attraversando il bambino a come supportarlo ad affrontarle.
a cura di Dalila Mapelli, Psicologa clinica e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza
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