L’ Istituto Superiore di Sanità descrive lo stress come “la risposta psicologica e fisiologica che l’organismo mette in atto nei confronti di compiti, difficoltà o eventi della vita valutati come eccessivi o pericolosi. La sensazione che si prova in una situazione di stress è di essere di fronte ad una forte pressione mentale ed emotiva”.
Il senso comune tende ad associare alla condizione di stress una valenza generalmente negativa.
È davvero sempre così?
Numerosi studi hanno evidenziato che una moderata dose di fattori che generano pressione (stressor) può mantenere il cervello vigile, favorire una maggior vitalità dell’organismo, con un miglioramento delle nostre performance e portarci a sperimentare una sorta di stress “benefico” o eustress. (Hans Selye, 1978)
Quando gli stressor sono soverchianti, l’organismo entra in distress: si sente sovraccarico, aumenta l’allerta per le potenziali minacce, modifica il tono dell’umore e rende molto faticoso portare a termine le attività. Inoltre, alti livelli di stress possono, nel tempo, aumentare il rischio di malattie.
Noi possiamo essere solo passivi spettatori degli eventi stressanti che la vita inevitabilmente ci porta?
La psicologa Kelly McGonigal (2013), ha affermato che non è tanto lo stress a farci stare male, ma la relazione malsana con lo stress”.
Se lo temiamo, lo evitiamo, siamo più esposti ai suoi effetti “nocivi”. Possiamo imparare a considerarlo parte della vita e a coltivare attitudini e abitudini che ci aiutino ad attraversarlo al meglio.
Un aspetto importante da considerare nella genesi e nel mantenimento dello stress, è che esso si attiva in reazione a una minaccia al nostro benessere fisico (ad esempio un incidente), ma anche ad un evento percepito come pericoloso per il proprio benessere.
Ad esempio, un lavoratore che spesso viene criticato e svalutato può sviluppare distress rispetto all’attività professionale.
Una separazione può essere generativa di stress, così come un cambiamento lavorativo, un trasferimento, oppure problemi finanziari.
Anche un matrimonio, una gravidanza, se vissuti con eccessiva o costante preoccupazione, possono essere generativi di stress.
Cosa ci può aiutare a gestire lo stress o anche a trasformarlo in energia o in risorsa?
Di seguito condividiamo alcuni spunti di riflessione che non possono essere esaustivi, ma favorire sguardi alternativi sul tema che possono essere approfonditi.
Certamente le modalità con cui fronteggiamo gli eventi per noi critici, svolgono un ruolo importante nell’impatto che hanno su di noi. Ad esempio, rispetto a situazioni che si possono modificare, focalizzare le proprie energie in tale direzione attraverso una migliore gestione del tempo, una buona pianificazione delle priorità, parlare con qualcuno che ci possa aiutare, può farci sentire “in controllo” e riportare la percezione di pressione a livelli accettabili. Una persona che, nella quotidianità, si sente sopraffatta dagli impegni da svolgere potrebbe prendersi del tempo per stabilire una priorità delle attività, stabilire dei limiti, imparare a delegare e a posticipare ciò che non è urgente.
Laddove le situazioni non possono essere modificate, lavorare sulle proprie emozioni e trovare senso in ciò che si sta facendo, può essere molto utile. Pensiamo ad esempio a chi si prende cura di una persona ammalata. Possiamo immaginare che possa sperimentare numerosi momenti di stress. Rivolgersi alla fede, credere fortemente nel grande valore delle proprie azioni, costruire una rete di supporto, potrebbero contribuire a sostenere il care giver (colui che si prende cura) rispetto alla situazione che sta vivendo.
Anche avere una buona autostima, una fiducia in sé stessi, favorisce un approccio flessibile ed equilibrato alle sfide della quotidianità.
E imparare ad affrontare le difficoltà con una quota di leggerezza (che non è sinonimo di superficialità), usare l’umorismo, ritagliarsi tempo per sé e per i rapporti umani, per ridere insieme e divertirsi, attivano sostanze chimiche che ci danno benessere e possono mitigare significativamente i vissuti di sovraccarico.
Effetti simili possono essere ottenuti attraverso pratiche di meditazione, di mindfulness, di scrittura espressiva (Pennebacker, anni 80 del secolo scorso), tecniche di rilassamento.
Inoltre, molto importanti per mantenere i vissuti di pressione dentro una soglia che ci mantiene attivi, ma non ci danneggia, sono l’autoconsapevolezza e l’automonitoraggio, ovvero le competenze che ci permettono di comprendere come stiamo e le abilità per notare e ascoltare le variazioni psicofisiche che ci segnalano i livelli di risorse disponibili per fronteggiare eventi critici.
Ignorare le variazioni dei nostri segnali corporei, umorali, emotivi e somatici o non riuscire a valutarle, può esporci ad un maggior rischio di distress, che può esitare, ad esempio nel burnout, in disturbi d’ansia o depressivi.
Ad esempio, perduranti variazioni nella qualità o quantità del sonno, cambiamenti nel tono dell’umore, un costante senso di stanchezza sono segnali che vanno ascoltati e approfonditi anche attraverso una valutazione medica.
In tali situazioni anche un percorso psicologico potrebbe aiutare nella gestione dello stress attraverso la condivisione di informazioni sul suo funzionamento e la proposta di strumenti per regolarlo.
A cura della dott.ssa Agata Pollastri, psicologa-psicoterapeuta
Un nuovo laboratorio dedicato a coloro che già praticano e vogliono concedersi un tempo per sé e di condivisione della pratica in gruppo. Attraverso... Continua a leggere
Cos’è la memoria di lavoro? La memoria di lavoro (working memory – WM) è un sistema cognitivo complesso, che ci consente di mantenere temporaneamente... Continua a leggere
Via Cadorna 12/d
Vimercate , Italia
20871 Italia
Via Cadorna 17
Vimercate , Italia
20871 Italia
Via Moneta
Vimercate , Italia
20871 Italia
Telefono: +39 347 829 58 49
© 2018 Centro Il Melograno A.P.S. - Psicologia e Servizi alla Persona - C.F. 94060860155