La relazione terapeutica all’interno di una seduta di arteterapia si configura come una relazione triadica costituita da tre poli principali: il paziente, il terapeuta e l’oggetto artistico.
Nel setting dell’arteterapia l’oggetto artistico permette, oltre alla comunicazione diretta e verbale tra paziente e terapeuta, un tipo di comunicazione indiretta e non verbale.
Secondo il pensiero di Paola Luzzatto, la presenza dell’oggetto creativo all’interno della relazione terapeutica incentiva una molteplicità di dimensioni comunicative, e all’interno di questo triangolo la comunicazione si svolge secondo tre diversi livelli:
Le tre dimensioni comunicative sono sempre potenzialmente attivabili, ma non possono essere utilizzate tutte e tre nello stesso momento; il come venga privilegiata una dimensione o l’altra all’interno del setting ne caratterizza il tipo di intervento.
Funzionale al percorso terapeutico è creare, da parte dell’arterapeuta, un setting non giudicante, uno spazio condiviso e di comunione, un luogo di dialogo, scambio e comprensione; l’oggetto artistico deve essere considerato come un’estensione del suo autore e per questo totalmente rispettato.
L’oggetto creato mantiene in sé infinite possibilità di significato, diventa uno strumento di memoria e di testimonianza del percorso terapeutico. Esso offre inoltre, con il passare del tempo, nuove possibilità di riflessione ed è riduttivo pensare che per comprenderlo debba essere ridotto ad una configurazione linguistica: l’oggetto artistico è prima di tutto una dimensione di esperienza e non un semplice contenitore di simboli da decifrare, deve quindi essere primaria una comprensione emotiva dell’elaborato artistico. Solo l’autore può raggiungere, infine, una piena comprensione della sua creazione. Per arricchire la relazione terapeutica è possibile condurre, attraverso determinati processi, all’attivazione di un dialogo. Prima di tutto è necessario accogliere totalmente l’oggetto artistico prodotto ed accettarlo nelle sue peculiarità, osservalo con attenzione porta il paziente a distaccarsene, a creare una distanza tale da poterlo vedere davvero, in compagnia del terapeuta; insieme diventa utile nominarne le parti a prescindere dai significati, successivamente infatti si apre la possibilità di creare collegamenti tra l’oggetto artistico e il vissuto del paziente, le sue emozioni e le sue sensazioni. Tutti questi processi possono portare infine a un cambiamento, ad una trasformazione interna: l’oggetto creato è lo spunto che può spingere all’azione.
A cura di Valeria Rotunno Arteterapeuta ad Orientamento Psicodinamico
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