Quando si parla di Disturbo dello Spettro Autistico si parla sempre di difficoltà di relazione e della comunicazione sociale. Ma che cosa significa? E perché questi aspetti sono così importanti nella vita di una persona?
La comunicazione è una funzione primaria e innata, presenta già dall’età neonatale, che permette di entrare in contatto con il modo esterno; consente di manifestare bisogni e intenzioni, sia biologici che sociali (come il bisogno affettivo o lo scambio emotivo dato da una risata per esempio) e di ricevere risposte, sulla base delle quali si plasma il comportamento successivo.
È quindi un comportamento adattivo, che richiede la continua modificazione del proprio pensiero e delle proprie risposte, in funzione di ciò che avviene durante lo scambio con l’altro.
La relazione è un sistema complesso e in continuo movimento, che va ben oltre il «sorridere quando l’altro ci sorride», il «rispondere quando l’altro ci chiama» o il «lasciarsi coinvolgere in un gioco o in un’attività con l’altro». Chiama in causa l’aver voglia di essere partecipe, il capire le situazioni sociali, lo stato d’animo degli altri, prevederne il comportamento, sostenerlo, e così via…
Com’è facile immaginare quindi, l’avere difficoltà comunicative, non è una condizione esclusivamente legata allo Spettro Autistico, ma può coinvolgere molteplici altre situazioni.
La difficoltà relazionale e di scambio sociale all’interno del Disturbo dello Spettro Autistico si evidenzia come un sintomo nucleare, quindi una manifestazione di una situazione più complessa: un modo diverso di percepire, elaborare gli stimoli esterni ed adattarsi ad essi, sia dal punto di vista sensoriale, che dello stile cognitivo e, di conseguenza, delle strategie di apprendimento.
Per poter aiutare al meglio il bambino ad adattarsi alle diverse situazioni di vita è importante tenere conto di questi aspetti di neurodiversità, al fine di intervenire rispettando le caratteristiche individuali.
Ma allora cosa fare? Come aiutare il nostro bambino? E in che senso la psicomotricità può aiutare sotto questo aspetto?
La neuropsicomotricità è una forma di trattamento che si basa sul gioco e ha lo scopo di favorire lo sviluppo del bambino nel modo maggiormente funzionale e armonico possibile, al fine di migliorarne la qualità di vita.
Ogni bambino è diverso dagli altri, per cui le strategie messe in campo sono sempre diverse e calibrate sulle caratteristiche personali (interessi, attività motivanti, caratteristiche sensoriali, manifestazione più o meno significative dei sintomi, … ). Per questo è importante partire da un’osservazione del bambino che porti al riconoscimento dei suoi punti di forza e di debolezza, al fine di poter trovare strategie individualizzate che sfruttino i primi per poter ridurre i secondi e guidare lo sviluppo verso un comportamento maggiormente adattivo.
A cura di TNPEE Laura Sanvito
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