Nel corso degli ultimi anni ha preso sempre più piede l’utilizzo della terapia neuropsicomotoria non solo come strumento riabilitativo in bambini con differenti patologie, ma anche come strumento di prevenzione in bambini cosiddetti fisiologici.
Ma partiamo dall’inizio, cosa si intende per terapia neuropsicomotoria? Si tratta di una branca della riabilitazione infantile che si occupa del recupero funzionale e/o del potenziamento di diversi aspetti dello sviluppo del bambino (motorio, cognitivo, comunicativo, relazionale etc.). Uno dei padri di questa pratica è Bernard Aucoutourier il quale racconta come “la psicomotricità è un invito a comprendere ciò che il bambino esprime del suo mondo attraverso il movimento” (Aucoutourier, 2005)
Chi è il professionista che si occupa di terapia neuropsicomotoria? Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (abbreviato in TNPEE) è una figura professionale dell’area sanitaria che svolge attività di abilitazione, di riabilitazione e di prevenzione rivolte alle disabilità dell’età evolutiva (ossia alla fascia di età 0-18 anni) ma anche a bambini fisiologici.
Quali sono gli ambiti in cui si può svolgere terapia neuropsicomotoria? La terapia neuropsicomotoria in ambito riabilitativo interviene là dove si presentino patologie di vario genere (emotive, relazionali, motorie, comunicative etc.) che vengono dapprima diagnosticate dalle figure preposte (neuropsichiatra infantile); la terapia neuropsicomotoria può essere svolta all’interno di strutture pubbliche, private accreditate o centri privati, in setting appositamente predisposti per le necessità del singolo bambino.
In ambito di prevenzione il termine più corretto da utilizzare è quello di psicomotricità: il termine stesso, composto da due parole differenti (psico e motricità) ci suggerisce come questa attività ha come scopo principale quello di valorizzare la sinergia tra movimento e psiche, ossia tra azione e mondo interiore di ogni bambino, considerati in un’ottica di integrazione personale e sociale dell’individuo stesso.
Questo termine ha avuto una profonda evoluzione nel tempo, fino ad arrivare ad oggi, in cui esso non viene considerato come una mera integrazione tra mente e corpo, ma come una disciplina che ha come scopo quello di supportare i processi di sviluppo, valorizzando l’individuo come essere di globalità che realizza sé stesso con diverse modalità: nell’uso degli spazi e oggetti, nell’interazione con l’altro e nella capacità di autorappresentarsi attraverso le sue competenze motorie, linguistiche e ludiche.
Grazie allo sviluppo di questo concetto, inteso come un più generale strumento di aiuto allo sviluppo del bambino, la psicomotricità è stata inserita anche in ambiti al di fuori di quelli riabilitativi, come per esempio la scuola.
In ambito preventivo sempre più scuole, dal nido, passando dalla scuola dell’infanzia e fino alle elementari, hanno proposto progetti di psicomotricità di varia durata da proporre all’intero gruppo classe. Chiaramente, quando si parla di interventi psicomotori in ambito educativo-preventivo, alcuni obiettivi, come le modalità di intervento, sono diverse rispetto all’ambito riabilitativo. Nello specifico alcuni degli obiettivi principali che si intende raggiungere sono:
E molti altri…
Anche in ambito extra scolastico la psicomotricità può essere utilizzata con intenti educativo/preventivi. Sono molti, infatti, i centri privati che propongono un tipo di psicomotricità detta in piccolo gruppo: si tratta infatti di gruppi non troppo numerosi di bambini (il numero può variare a seconda della grandezza della stanza messa a disposizione), solitamente di età omogenea, che presentano alcune necessità non di carattere patologico (es. difficoltà emotive, attentive, di comportamento etc.). Anche in questo caso, come per la psicomotricità educativo-preventiva in ambito scolastico, gli obiettivi sono svariati, l’unica differenza è, appunto, il numero di bambini (che solitamente è di molto inferiore) ed il fatto che il gruppo è creato ad hoc dai terapisti al fine di poter lavorare su specifici obiettivi a seconda delle caratteristiche dei bambini.
Quando si parla di psicomotricità educativo/preventiva (sia in ambito scolastico che al di fuori di esso) la suddivisione della seduta, che viene svolta sempre in un tempo e spazio predefinito che non varia, è pressoché la medesima:
Essendo una disciplina abbastanza recente, spesso capita che molti genitori non abbiano bene in mente di cosa si tratti, ne sentono parlare in vari ambiti (scolastico e non) ma di fatto non sappiano in concreto quali siano le modalità operative e nemmeno gli obiettivi. Con questo articolo speriamo quindi di aver spiegato almeno una piccola parte del vastissimo mondo della psicomotricità. A questo proposito, per approfondire l’argomento e restare aggiornati sullo stesso, sono molti i canali social che ne parlano e che vale la pena seguire. Oltre al nostro sito www.centroilmelograno.it, dove spesso si possono trovare articoli a riguardo, esistono anche numerosi account Instagram di terapiste della neuro e psicomotricità che ogni giorno cercano di fare divulgazione riguardo al mondo della psicomotricità.
Articolo a cura di: Eliana Biffi, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva
SITOGRAFIA
https://www.uppa.it/psicomotricita-per-bambini/
https://www.neuropsicomotricista.it/#gsc.tab=0
https://www.anupieducazione.it/psicomotricita/
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