Disgrafia? Anche la psicomotricità può essere di grande aiuto

Si sente spesso parlare di disgrafia.

Ma che cos’è la disgrafia?

La disgrafia è una difficoltà nella scrittura, legata alla difficoltà di produrre graficamente segni alfabetici e numerici. La scrittura può apparire lenta, il tratto poco fluido, le lettere possono sovrapporsi o venire dimenticate, e la produzione può essere illeggibile, anche per il bambino stesso.

Una scrittura difficoltosa spesso si associa a due caratteristiche; la prima di tipo motorio, come maldestrezza, impaccio o difficoltà a livello di organizzazione del gesto e delle prassie; l’altra di tipo visuo-motorio e visuo-spaziale, che incide sia sulla produzione delle parole, che sull’organizzazione dello spazio del foglio, che appare disordinata e disorganizzata.

La disgrafia si associa spesso ad altri disturbi specifici dell’apprendimento, primo tra tutti la dislessia: un bambino con difficoltà nella produzione scritta potrà avere difficoltà anche nella lettura.

Si può trovare in comorbilità con altri disordini neurologici o dello sviluppo, come il Disturbo dello spettro autistico, l’ADHD, o il Disordine dello sviluppo della coordinazione (DCD – in quest’ultimo caso la prevalenza è dell’80%).

Quali segni possono farci pensare a una disgrafia?

Ci sono alcune caratteristiche, segni precoci, che hanno forte valore predittivo rispetto alla comparsa del disturbo.

Uno è l’immaturità nel disegno, con difficoltà nell’orientamento delle forme, angoli stondati e tendenza a una rappresentazione globale e poco dettagliata; in molti casi si osserva anche una scarsa dominanza laterale, visibile ad esempio nell’indecisione a scegliere la mano preferita per l’attività grafica.

Indicativi sono anche un’impugnatura poco funzionale, una tendenza a mantenere la postura corretta e muoversi continuamente, una difficoltà a regolare il tratto rapido, a favore di un segno più preciso.

Particolare attenzione va dedicata anche all’integrazione del canale visivo durante l’azione, quindi il controllo visivo del gesto e la coordinazione dello sguardo con il movimento della mano; ma anche la capacità visuo-percettiva, come ad esempio il poter riconoscere una figura dallo sfondo.

Come può aiutare la psicomotricità

La psicomotricità permette di fare un intervento mirato al problema di base, proponendo attività che mirano alla consapevolezza del proprio corpo e alla sua integrità, rieducando al gesto grafico attraverso attività di percezione e facilitando l’integrazione del canale visivo con quello motorio e percettivo.

Agisce in modo globale e integrato, stimolando le funzioni alla base del compito di scrittura.

Per concludere…

La scrittura è un’attività che impiega gran parte del tempo a scuola dei bambini, sulla quale si basano molti apprendimenti; una fatica in questa attività può richiedere eccessivo impegno al bambino che si sforzerà di scrivere bene, togliendo energia e attenzione agli apprendimenti.

È quindi importante un intervento utile a ridurre il problema; contemporaneamente può essere utile l’utilizzo di facilitatori, come l’uso di quaderni con i binari, per aiutare l’organizzazione dello spazio, o l’utilizzo di matite con impugnature facilitanti; in alcuni casi anche l’utilizzo del computer come strumento compensativo.

Laura Sanvito, Terapista della Neuro e Psicomotricità

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