Funzioni Esecutivo-Attentive e Successo Scolastico

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Cosa sono le funzioni esecutivo-attentive?

Le funzioni esecutivo-attentive le possiamo rappresentare come un arcipelago di funzioni cognitive specifiche, ma molto interconnesse tra loro, che regolano e permettono di pianificare il nostro comportamento e di mettere in atto azioni finalizzate al raggiungimento di un obiettivo (Anderson, 2002), e vengono per questo considerate abilità adattive. Per semplicità espositiva suddivideremo tali funzioni in funzioni esecutive e funzioni attentive, tenendo però a mente come per le une siano sempre necessarie le altre (utilizzando una metafora sportiva, basti pensare come durate un allenamento di pesi in palestra per allenare un muscolo specifico esistono esercizi specifici, ma per l’utilizzo funzionale di quel muscolo servirà il sostegno e l’interconnessione di altri distretti muscolari/corporei).

Sulla base del modello di Miyake e collaboratori (2000), tale arcipelago di funzioni esecutive possiamo rappresentarlo come composto da 3 isole morfologicamente più lineari che rappresentano le funzioni di base, e altre isole più articolate e complesse che rappresentano le funzioni di secondo livello.

Le funzioni esecutive di base sono:

  • Memoria di lavoro:la capacità di manipolare informazioni trattenute per breve tempo in memoria a breve termine, per trattenerle durante il tempo di esecuzione del compito ed elaborarle per un consolidamento (fondamentale per gli apprendimenti) (Baddeley, Hitch, 1994).
  • Inibizione:capacità di inibire risposte irrilevanti e comportamenti impulsivi (fondamentale per l’autoregolazione del comportamento).
  • Flessibilità cognitiva: capacità di passare flessibilmente da un compito ad un altro e di mettere in atto comportamenti diversi a seconda del tipo di compito o contesto (adattamento).

Le funzioni esecutive di ordine superiore, invece, sono funzioni complesse che si strutturano a partire da quelle di base e che entrano in gioco nelle situazioni di vita quotidiana, soprattutto quelle nuove o più strutturate, in cui comportamenti appresi e automatizzati risultano insufficienti. Tra esse si annoverano (Diamond, 2013):

  • Ragionamento: capacità di analizzare elementi in maniera deduttiva e induttiva.
  • Problem solving: abilità di identificare il problema ed analizzare e valutare, tra le diverse alternative, quella più adeguata a risolvere la situazione problematica.
  • Pianificazione: capacità di mettere in sequenza le azioni al fine di raggiungere uno scopo.
  • Memoria prospettica: capacità di ricordarsi ciò che abbiamo programmato in un tempo futuro.

Per quanto riguarda le abilità attentive, possiamo definirle genericamente come quei processi cognitivi che ci permettono di selezionare alcuni stimoli dell’ambiente (i più rilevanti) e di ignorarne altri in modo fattuale o continuativo nel tempo.  Per rendere conto della complessità di tali funzioni vanno necessariamente distinti processi che operano in maniera differente:

  • Allerta: la capacità di rispondere con prontezza agli stimoli di nostro interesse;
  • Attenzione sostenuta: la capacità di mantenere la concentrazione per un periodo di tempo prolungato (ad esempio rimanere concentrati per l’intera lezione). Va comunque tenuto presente che l’attenzione ha fisiologicamente una durata limitata nel tempo di circa 10 secondi, e fluttua in continuazione: metaforicamente possiamo pensarla come una pompa che gonfia una camera d’aria, in cui la fase di immissione dell’aria dura di più ed è più faticosa (che facciamo corrispondere ai circa 10 secondi di attenzione) e la fase di emissione dura 1-2 secondi ed è di recupero…l’attenzione sostenuta corrisponde alla resistenza con cui si continua a portare avanti con successo tale operazione.
  • Attenzione selettiva: la capacità di concentrarsi su determinati elementi ignorandone altri (ad esempio selezionare continuativamente la voce dell’insegnante piuttosto che dei compagni di classe);
  • Attenzione alternata (o shifting attentivo): la capacità di spostare il focus attentivo da uno stimolo/compito ad un altro;
  • Attenzione divisa: permette di indirizzare le risorse attentive su più attività contemporaneamente (es. ascoltare la lezione e prendere appunti).

 

Come si sviluppano e a cosa servono?

Le funzioni esecutivo-attentive si strutturano seguendo lo sviluppo dei lobi frontali, ed il loro sviluppo è massimo e differenziato tra i 5 e i 25 anni di età (in particolare le componenti attentive si sviluppano generalmente più precocemente e quelle esecutive più complesse più tardivamente). Sono proprio tali abilità che sostengono l’aumentare della complessità comportamentale nel corso della vita, sostenendo la possibilità di affrontare quotidianamente compiti semplici e complessi. Esempi quotidiani e concreti di aspetti in cui sono coinvolte tali funzioni sono per esempio l’avviare un’azione, sostenere un compito nel tempo, controllare le interferenze e gli stati emotivi, affrontare i cambiamenti, rielaborare un progetto, e cercare nuove soluzioni. Essendo abilità adattive, il loro buono sviluppo è correlato con un miglior rendimento scolastico, lavorativo, abilità sociali e relazionali e una miglior qualità di vita in età adulta, e sono inoltre considerate protettive rispetto alla comparsa di condotte a rischio e disturbi della condotta.

Fatiche nelle funzioni esecutivo-attentive sono infatti presenti in numerosi disturbi del neurosviluppo quali il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disabilità intellettive, disturbo dello spettro autistico, disturbi del linguaggio e disturbi specifici dell’apprendimento.

Quali sono i segni di una difficoltà a livello di FEA?

In età prescolare si possono notare difficoltà a portare a termine un gioco o un’attività, scarsa tolleranza alla frustrazione, difficoltà nella regolazione degli stati emotivi e irritabilità, atteggiamenti oppositivi o aggressivi, agitazione motoria e iperattività, goffaggine motoria e difficoltà grafo-motorie, difficoltà a ricordare e/o rispettare le regole, a rispettare i turni della conversazione o del gioco, e a ricordare e portare a termine le consegne.

Tuttavia, è in età scolare che tali difficoltà di regolazione emergono in modo più netto, quando le richieste del contesto aumentano. Qui appaiono: scarso controllo inibitorio, incapacità di portare a termine compiti assegnati (soprattutto se lunghi e complessi), difficoltà nel mantenere l’attenzione (soprattutto in compiti noiosi), difficoltà di percezione del tempo, difficoltà nell’eseguire più compiti contemporaneamente (ascoltare e prendere appunti), lentezza esecutiva, difficoltà a tenere il filo del discorso e ad autocorreggersi, difficoltà di pianificazione e di organizzazione nei compiti scolastici e nella vita quotidiana, e difficoltà di relazione con i pari.

Funzioni esecutivo-attentive e successo scolastico, quali collegamenti?

Sulla base di tutto quello che abbiamo appena detto, appare evidente come a partire dagli anni scolastici le funzioni esecutivo-attentive siano estremamente interpellate, in quanto viene richiesto lo svolgimento di attività e comportamenti come per esempio:

  • svolgimento di compiti con consegne sempre più lunghe e complesse, che richiedono la manipolazione di un numero crescente di dati e informazioni;
  • capacità di autoregolazione, dovendo restare seduti sulla sedia ad ascoltare l’insegnante per un periodo di tempo sempre più lungo.
  • riduzione di momenti di gioco e svago per dare spazio ad attività didattiche che possono essere percepite come più noiose e frustranti.
  • fare correttamente la cartella e avere il materiale necessario per svolgere le lezioni.

Inoltre, tali funzioni sono direttamente implicate nello svolgimento dei compiti scolastici, come ad esempio: i compiti matematici richiedono di tenere a mente e manipolare informazioni numeriche, formule e procedure, inibire informazioni irrilevanti e passare flessibilmente da una operazione o procedura ad un’altra, oppure l’apprendimento e l’automatizzazione dell’associazione fonema-grafema (associato a migliori abilità di lettura, scrittura e comprensione del testo).

È stato infatti dimostrato che un buon funzionamento delle funzioni esecutive ha una correlazione positiva con gli apprendimenti scolastici a prescindere dal quoziente intellettivo, e che difficoltà in queste funzioni, quindi, sono correlate a fatiche scolastiche, che provocando insuccessi nelle attività scolastiche potrebbero a cascata sfociare in fatiche emotive, motivazionali e frustrazione verso la scuola e verso se stessi (senso di scarsa autoefficacia e bassa autostima). Essendo poi la scuola obbligatoria fino ai 16 anni di età, vale la pena attenzionare tali aspetti.

Come si valutano e come trattarle/potenziarle?

Le funzioni attentive ed esecutive vengono valutate in un iter di valutazione neuropsicologico tramite la somministrazione di prove standardizzate e specifiche per ogni componente, associata ad un’analisi qualitativa dei risultati, ad una osservazione comportamentale, e a questionari e interviste semi-strutturate rivolte a soggetto/genitori/insegnanti.

Essendo che i bambini non nascono già con queste abilità ma con il potenziale di svilupparle, e che tali funzioni evolvono nell’arco della vita, esse possono essere allenate a qualsiasi età (ed in modo particolare in età evolutiva sfruttando il periodo critico della massima plasticità cerebrale). Per farlo si utilizzano strumenti e strategie adeguate e mirate, strutturate in ordine gerarchico con difficoltà crescente, e che si pongono l’obiettivo di consolidare le abilità di base prima di poter procedere con quelle successive, motivo per cui il percorso deve essere prolungato nel tempo (Diamond, 2013). Aspetto degno di nota è come in età evolutiva sia importante il coinvolgimento di genitori e insegnanti in modo che siano loro stessi promotori di strategie esecutivo-attentive efficaci, in quanto esse si sviluppano soprattutto all’interno di un contesto relazionale e sociale sano, affidabile e supportivo.

Per tale motivo sono stati strutturati numerosi percorsi di training cognitivo, tarati sulle differenti età (a titolo esemplificativo, cito il metodo Benso in età scolare).

Tuttavia, anche se in modo meno strutturato, è possibile allenare tali funzioni anche a casa tramite l’utilizzo di alcuni giochi (in età evolutiva) come tripolo, color addict, blink, smiley games, dobble, mister mind, taboo, pictureka, kaleidos, candy catch, labirinto, tangram, i chiodini, oppure giochi come smettere di ballare quando la musica si stoppa, alzarsi in piedi quando l’adulto indica il basso (e viceversa) ecc.; mentre in età adulta possono essere allenate tramite app quali training cognitivo, lumosity o ERICA.

Esistono inoltre semplici ma utili strategie di contenimento attentivo quali l’utilizzo di tabelle, planning settimanali o giornalieri, e strutturazione delle pause o di momenti di decompressione per la regolazione emotiva.

 

 

A cura di Sara Marchesi Psicologa clinica

 

 

Bibliografia:

  • Miyake, A., Friedman, N. P., Emerson, M. J., Witzki, A. H., Howerter, A., & Wager, T. D. (2000). The unity and diversity of executive functions and their contributions to complex “Frontal Lobe” tasks: a latent variable analysis. Cognitive psychology, 41(1), 49–100.
  • Diamond, A. (2013). Executive functions. Annual review of psychology, 64, 135-168.
  • Baddeley, A.D., Hitch, G.J. (1994). Developments in the concept of working memory. Neuropsychology. 8:485–93.

 

 

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