Può capitare che il linguaggio di un bimbo maturi un po’ in ritardo. Ogni piccolo ha i suoi tempi. Ma quali sono i campanelli d’allarme per riconoscere un possibile disturbo o ritardo di linguaggio?
Qualunque disordine del linguaggio e/o della parola può avere effetti determinanti sul comportamento del bambino e sulla capacità di relazionarsi con gli altri. Prima queste difficoltà vengono riconosciute prima è facile porvi rimedio e far si che abbiano minori influenze durante gli anni futuri.
Per insegnare a leggere e a scrivere bisogna prima occuparsi del linguaggio parlato e successivamente di quello scritto perché lettura e scrittura non rappresentano altro che la parola orale.
I bambini che presentano ancora alterazioni fonologiche dopo il compimento dei 4 anni hanno l’80% di probabilità di sviluppare un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA).
(Bishop, 1992; Stella, 2016)
Cosa si intende per alterazione fonologica?
Si parla di alterazione fonologica quando il bambino presenta delle difficoltà ad analizzare separatamente i suoni all’interno della parola. Rispettare la sequenza corretta dei suoni che compongono una parola e utilizzare il suono appropriato sono le due principali difficoltà che si possono riscontrare in un bambino.
È opportuno indagare la competenza fonologica perché è un prerequisito fondamentale per lo sviluppo della competenza fonografica.
Cosa è la competenza fonografica?
È la capacità di far corrispondere correttamente i segni ai suoni o viceversa; comporta non solo l’apprendimento mnemonico delle lettere, ma anche la capacità di manipolare le strutture fonologiche, trattenendole in memoria il tempo necessario per trovare i segni corrispondenti e mantenendone inalterata la sequenza.
Come si fa a capire se il proprio bambino ha bisogno di un aiuto logopedico oppure no?
In primo luogo, i tre principali predittori per lo sviluppo del linguaggio sono: l’udito integro, l’intenzionalità comunicativa e la presenza di un linguaggio deittico, ovvero, supportato dal gesto. In secondo luogo, la predisposizione biologica e l’esposizione all’ambiente linguistico sono gli altri due elementi che incidono notevolmente sullo sviluppo linguistico. Di conseguenza, se anche solo uno di questi elementi dovesse mancare è opportuno porre molta attenzione al quadro linguistico del piccolo.
Esistono poi delle tappe dello sviluppo linguistico fisiologiche e precise:
Le tappe dello sviluppo del bambino sono ben stabilite, ma ogni bambino ha i suoi tempi di acquisizione. Esse sono variabili in base alla costituzione neurobiologica di ciascun individuo. Tuttavia, senza aver acquisito o raggiunto una determinata tappa, sarà difficile osservare lo sviluppo adeguato delle successive.
I primi campanelli d’allarme che si possono cogliere all’età di 2 anni sono: la presenza di un vocabolario ridotto con meno di 50 parole e l’assenza o la ridotta presenza del gioco simbolico.
All’età di 3 anni, invece, il mancato utilizzo di una frase minima è un notevole indice predittivo su un possibile sviluppo atipico del linguaggio. Se il bambino utilizza un linguaggio incomprensibile o non strutturato, caratterizzato da sole parole, è opportuno richiedere un parere logopedico. In questo caso, il professionista può monitorare l’evoluzione del quadro dando dei consigli mirati e puntuali specifici per ciascun caso.
Oltre al versante espressivo, è importante prestare attenzione anche al livello di comprensione lessicale e morfosintattica del bambino; questo perché solo con un versante recettivo integro ci si può aspettare uno sviluppo linguistico adeguato. In particolare, per un livello di comprensione adeguato sono necessari alcuni prerequisiti, quali: la percezione/discriminazione di suoni, l’utilizzo consono di oggetti, la memorizzazione di eventi, l’imitazione e, infine, l’attenzione condivisa con una triangolazione di sguardo con l’interlocutore e l’oggetto in questione. Osservare la reazione del bambino di fronte ad una richiesta o ad un ordine non contestuale senza il supporto di gesti deittici o referenziali potrebbe essere una semplice modalità per riuscire a valutare il suo grado di comprensione.
Anche all’età di 4 anni ci sono dei campanelli d’allarme che necessitano di attenzione; ad esempio: la presenza di una frase strutturata con sostituzione frequente di suoni, la difficoltà a riconoscere e denominare i colori o i numeri fino al 10, la presenza di un ritardo grafico-pittorico oppure una relazione difficoltosa con gli adulti e i coetanei.
Invece, nella fascia d’età dei 5 anni altri due principali segnali d’allarme sono: le omissioni ripetute di articoli, congiunzioni e preposizioni e la difficoltà a contare fino a 20 in modo automatico.
Esistono dei fattori di rischio?
Si, ci sono dei fattori di rischio che in diverse fasi dello sviluppo possono avere un’influenza differente; i principali sono: le condizioni prenatali o post-natali più fragili, la familiarità per disturbi del neuro-sviluppo che riguardano il linguaggio e l’apprendimento, le otiti ricorrenti tra il primo e il secondo anno di vita, la presenza di problemi uditivi non conclamati e lo svantaggio socio-culturale.
Tuttavia, è importante sottolineare che il comportamento e lo stile comunicativo adottato dal genitore possono essere degli importanti indici di protezione per lo sviluppo linguistico del bambino; per cui, è opportuno utilizzare delle strategie e delle modalità comunicative corrette al fine di prevenire il più possibile l’incidenza di difficoltà di carattere linguistico.
Quindi un genitore come si può comportare con il suo bambino?
È importante che l’approccio e lo stile comunicativo del genitore sia centrato sul bambino aiutandolo nella fase di elaborazione di un argomento e incoraggiandolo di fronte ai suoi successi. Inoltre, è fondamentale effettuare una stimolazione linguistica precisa e mirata con frasi riformulate e arricchite.
In conclusione, di fronte all’emergenza di alcuni segnali d’allarme, un intervento logopedico è un momento di fondamentale importanza sia per il genitore, per conoscere le strategie e le modalità comunicative adeguate da attuare, sia per il bambino, per intervenire in modo preciso sulle sue fragilità.
a cura della dott.ssa Francesca Austoni, Logopedista
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