Vivere un lutto perinatale ai tempi del Coronavirus

In questo particolare momento storico e socio-culturale, siamo stati assorbiti dalle notizie riguardanti il Covid-19, e dai rigidi protocolli sanitari che siamo chiamati a rispettare per prevenirne la diffusione. Pochi si sono soffermati a pensare all’impatto che questi ultimi possono avere su chi vive un lutto pre o perinatale. Le regole infatti prevedono che, per ridurre il rischio di contagio, negli ospedali, l’accesso sia consentito soltanto ai pazienti e non agli accompagnatori. Ma se questa regola è comprensibile quando si tratta di una visita di routine, diventa più complessa quando si sta parlando di una donna in travaglio o che ha partorito o che ha dovuto affrontare una cattiva notizia, una situazione complicata o un lutto vero e proprio. La donna si ritrova nella completa solitudine e si ritrova ad affrontare momenti molto difficili e ricchi di emozioni molto intense, senza il supporto e il sostegno di nessuno, in particolare del compagno/marito/padre del bambino. Questo è un elemento non da poco, perchè spesso il padre rappresenta la fonte di lucidità che aiuta la donna a chiedere aiuto, a fare domande agli operatori. Il padre, solo attraverso la sua presenza fisica, lo sguardo , il silenzio e tenendo la mano può rappresentare un’enorme risorsa.

Tristezza, shock e confusione sono le emozioni più diffuse, soprattutto se da parte del personale sanitario non vi sono quelle accortezze necessarie ad aiutare chi vive un’esperienza traumatica di questo tipo. Spesso gli operatori si lasciano trasportare dalla fretta e dalla meccanicità delle azioni, provocando svalutazione e facendo sentire la donna inadeguata. Attraverso invece un ascolto partecipe il professionista sanitario ha un ruolo chiave nella gestione della morte perinatale: se riesce a fornire un supporto sensibile ed una presenza di cura adeguata può facilitare l’elaborazione del lutto genitoriale, al contrario, con atteggiamenti errati può ostacolare il processo di elaborazione. In tutto questo, la solitudine può rendere l’evento ulteriormente traumatico.

E’ bene dunque che gli operatori sanitari mettano in atto delle piccole attenzioni ma davvero importanti ed indispensabili ai fini di alleviare per quanto possibile il dolore e la sofferenza provate. Di fronte ad un genitore che ha perso il bambino prima o dopo la nascita, l’operatore ha spesso un ruolo difficile, quello di comunicare la notizia e di offrire contemporaneamente sostegno. La comunicazione di morte è dolorosa, per chi la fa e per chi la riceve, ma è importante ricercare un contatto partecipe con il genitore.

Cosa è possibile fare allora? (informazioni tratte da Ciao Lapo Onlus)

1) Avere Rispetto della coppia e del bambino: è vero, c’è l’emergenza Coronavirus, ma per quella specifica donna che stiamo assistendo la perdita del suo bambino di 15 settimane è qualcosa di estremamente più grande e traumatico. Occorre rispetto per il vissuto degli altri. Sempre.

2) Comunicazione e informazione: è vero, ci sono delle regole rigidissime a causa dell’epidemia, e occorre rispettarle ma occorre anche tenere presente che durante un trauma perinatale è fondamentale comunicare con la coppia. Nulla ci vieta di attivare le videochiamate in modo da coinvolgere nelle comunicazioni e nelle informazioni anche il partner o il familiare che aspetta fuori.

3) Gestione della più opportuna modalità di parto e accompagnamento al parto: l’assistenza uno ad uno può fare la differenza in questo momento distopico. Più è alto il livello di angoscia e di dolore, più è di conforto la permanenza continuativa di una specifica persona di fiducia. In tutto questo caos, avere un ricordo non traumatico del proprio parto favorisce non solo l’elaborazione del lutto ma la resilienza.

4) Ricovero – Permanenza in ospedale: un ricovero lungo significa più solitudine e più divieti da fare rispettare: è difficile, è alienante, ma mantenere un piccolo contatto umano e coltivare una minima relazione d’aiuto con le pazienti offre loro la possibilità di sentirsi parte di un gruppo di persone unite per affrontare un’emergenza, insieme, e non un banale posto letto occupato.

5) Assistenza dopo la dimissione: è fondamentale essere dimessi dall’ospedale con tutte le informazioni scritte sul puerperio e il suo decorso fisiologico e sugli aspetti psicologici del lutto perinatale

 

a cura di Debora Comi, psicologa psicoterapeuta

Equipe Progetto Iside

Per informazioni sul servizio di sostegno al lutto perinatale “onde di luce”:

psicologia@centroilmelograno.it

Debora Comi:349.4062460

 

 

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