“L’importanza del gioco nella vita del bambino ed il suo ruolo in terapia neuropsicomotoria”

Qual è la prima cosa a cui si pensa quando si torna indietro con la mente a quando eravamo bambini? Personalmente mi ricordo i pomeriggi interi passati a giocare con mia sorella e con le mie amiche, oltre che alla spensieratezza che ha caratterizzato quello specifico momento della mia vita. Sono convinta che molti di voi che state leggendo questo articolo avete bei ricordi dell’infanzia, legati al fatto che, la maggior parte del tempo, lo passavamo giocando; e se vi dicessi che sono proprio i giochi che abbiamo svolto nella nostra infanzia ad aver contribuito al nostro sviluppo e a formare chi siamo oggi? È proprio così, il gioco, infatti, appare come una delle principali risorse per lo sviluppo del bambino in tutte le sue sfaccettature (cognitivo, motorio, affettivo, linguistico etc.).

Secondo Jean Piaget, padre dell’epistemologia genetica, le fasi del gioco sono in relazione con le tappe dello sviluppo cognitivo: come l’intelligenza cresce in funzione dell’età, così fanno anche le modalità di gioco sperimentate dai bambini. L’attività ludica, secondo Piaget, avviene per tappe, ed esse corrispondono ai primi tre livelli dello sviluppo cognitivo:

  1. Gioco senso motorio (0-2 anni)
  2. Giochi simbolici (2-6 anni)
  3. Giochi di regole (7-11 anni)

Il gioco sensomotorio caratterizza i primi anni di vita del bambino, periodo in cui la conoscenza del mondo, e quindi anche il gioco, passano attraverso le sensazioni corporee e la mediazione dell’adulto; il bambino attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi giochi spinge il bambino a ripeterli più volte così da creare una vera e propria traccia a livello cognitivo.

I giochi adatti a questa fase e che vengono consigliati sono tutti quelli che coinvolgono il corpo e stimolano la sensorialità ed il controllo sui movimenti: manipolazione di oggetti di consistenze diverse, esplorazione attraverso la bocca, travasi, giochi di equilibrio semplici, ripetizione di alcuni schemi (es. gioco del cucù).

Il gioco simbolico invece inizia a svilupparsi dai 2 anni, quando i bambini iniziano ad usare la fantasia per utilizzare gli oggetti con una funzione diversa rispetto a quella canonica: un esempio è quando i bambini utilizzano i tubi da piscina come spade o le spazzole come telefoni. Oltre ad un maggiore utilizzo della fantasia in questo periodo della vita del bambino si assiste anche ad un graduale aumento della condivisione del contesto ludico con i pari, proprio in questi casi si vengono a creare delle vere e proprie cornici di gioco in cui ogni persona assume un ruolo differente (es. giocare alla famiglia). Attraverso questo tipo di gioco il bambino può costruire momenti di vita quotidiana vissuti che tuttavia non riescono ad essere gestiti emotivamente: in questo modo proietta le esperienze vissute in un contesto protetto (ossia quello del gioco) così da riuscire ad elaborarle nel migliore dei modi. Questo tipo di gioco è quindi fondamentale nello sviluppo del bambino, sia da un punto di vista cognitivo che da un punto di vista sociale ed emotivo. È quindi importante, in questo periodo dello sviluppo del bambino, favorire questo tipo di giochi a scapito di attività maggiormente strutturate che spesso limitano la fantasia e non permettono uno sviluppo del tutto adeguato.

Infine, il gioco di regole rappresenta l’ultima tappa nello sviluppo ludico e per questo appare come l’attività più evoluta, più complessa. Questi tipi di giochi (es. giochi di società, sport) hanno delle regole prestabilite ed esplicite che non possono essere modificate nel corso dell’attività in quanto rappresentano l’essenza del gioco. In questi casi il bambino deve quindi prestare attenzione a quali sono le regole, al rispettarle e a far si che anche gli altri componenti del gruppo le rispettino, questo implica un maggiore controllo ed una maggiore capacità cognitiva (in ambito di funzioni esecutivo attentive) che vengono raggiunte dal bambino proprio dai 6 anni di età. Nello svolgimento dei giochi di regole entra in gioco anche la competitività che è un sentimento opposto rispetto alla cooperazione propria dei giochi simbolici. Attraverso questo tipo di gioco, molto più strutturato rispetto a quello simbolico, il bambino può mettere alla prova le sue capacità e verificare il miglioramento delle abilità con risvolti importanti anche a livello di autostima.

Ovviamente, il ruolo dell’adulto è fondamentale in ogni tappa di crescita del bambino e, quindi, anche nel gioco. La figura adulta funge infatti da sostegno ed accompagnamento del bambino nell’attività ludica, finché egli non è in grado di praticarla in autonomia. Sappiamo infatti che i bambini, soprattutto nei primi anni di sviluppo, tendono ad imitare le attività di chi si trova di fronte, il gioco parallelo è quindi uno strumento fondamentale affinché il bambino possa, attraverso l’imitazione, sviluppare un proprio stile di gioco e riproporlo in seguito in autonomia.

Anche l’educazione al gioco è fondamentale e, anche in questo caso, il ruolo dell’adulto è primario: non si deve riempire il bambino di giocattoli, piuttosto bisogna inizialmente scegliere noi stessi e poi insegnare al bambino a selezionare solo gli stimoli più adatti; ovviamente sarebbe meglio prediligere gioco con materiale destrutturato a scapito di giochi di tipo tecnologico (es. tablet e computer).

A seguito di questo excursus riguardo l’importanza del gioco nella vita di tutti i bambini, vorrei parlare di cosa rappresenti per me il gioco. Io, infatti, sono una terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, nome molto lungo e spesso difficile da spiegare a chi non è del mestiere, per questo motivo, quando i bambini mi chiedono “Anna, ma tu che lavoro fai?” io rispondo “Sono una dottoressa dei giochi” e quindi chi meglio di me può presentare questo argomento oggi.

Il gioco in terapia neuropsicomotoria è lo strumento elettivo in entrambi gli ambiti di lavoro: quello osservativo/valutativo e quello di intervento terapeutico.

In ambito valutativo, infatti, l’osservazione del gioco spontaneo del bambino appare come uno strumento di fondamentale importanza: esso ci da infatti un’idea rispetto allo sviluppo del bambino stesso, possiamo infatti capire in che stadio di sviluppo cognitivo si trovi (facendo riferimento agli stadi di Piaget sopra descritti) e quali sono le sue abilità motorie, relazionali, comunicative etc.; l’osservazione del gioco spontaneo deve essere poi associata a valutazioni più specifiche svolte tramite dei test, tuttavia essa appare come un ottimo strumento di osservazione generale.

Anche in ambito terapeutico il gioco appare come lo strumento fondamentale, infatti, utilizzandolo come approccio metodologico, è possibile raggiungere gli obiettivi del progetto terapeutico individualizzato; il terapista attribuisce senso al giocare del bambino, dimostrandosi suo partner simbolico, restituendogli la sua immagine mentre gioca. Qualora il gioco del bambino non fosse possibile, il terapista dovrà adattarsi e mettere il bambino nelle condizioni di giocare, facilitando e sostenendo le sue abilità.

A conclusione di questo articolo vi propongo una frase del celebre pediatra e psicanalista britannico Donald Woods Winnicott che, secondo me, rispecchia parte di quello che è stato detto fino ad ora:

 

“È nel giocare e soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è soltanto nell’essere creativo che l’individuo scopre di sé”

 

Articolo a cura di: Anna Mastrolilli, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

 

 

SITOGRAFIA

 

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/importanza-del-gioco-per-sviluppo-cognitivo-dei-bambini

 

https://madoti.it/blogs/notizie/giocare-e-una-cosa-seria

 

http://www.ecologioco.com/2012/10/piaget-e-i-3-stadi-del-gioco.html

 

https://www.neuropsicomotricista.it/argomenti/tesi-di-laurea-in-tnpee/il-gioco-come-strumento-terapeutico-nella-paralisi-cerebrale-infantile/il-gioco.html#:~:text=Il%20gioco%20in%20Terapia%20Neuropsicomotoria,real%20tà%20in%20forma%20soggettiva.

 

 

 

 

 

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