“Ci sono tante cose che non vanno nella mia relazione, spesso mi sento di poco conto, mi sembra che di me non gli importi niente, ma poi……quando ci sono quei momenti in cui lui è tranquillo, in cui mi dimostra che ci tiene a me, tutto scompare e mi sembra di tornare ai primi tempi……
Ora non capisco cosa sia successo, perché è così freddo, io lo so che è capace di ben altro e ogni tanto qualche spiraglio del mio vecchio amore lo vedo ancora…”
Queste sono le parole che sento spesso durante il colloquio da chi soffre di dipendenza affettiva: piena consapevolezza che la relazione col partner stia diventando dannosa, che non la renda felice, ma rimane aggrappata a quei brevi attimi in cui tutto sembra tornare ai primi tempi, quando il partner le aveva fatto vivere un mondo intenso, fantastico nel quale finalmente si è sentita amata e desiderata. Nel tempo le attenzioni sono scemate, non si sente più guardata né considerata, fino a diventare un peso, qualcuno che si può criticare e svilire.
Tutto questo porta la donna a domandarsi: dove ho sbagliato? Cosa ho fatto che non avrei dovuto fare? Sono io quella sbagliata/pazza?
E da qui si origina l’incastro, nasce la trappola che tiene legate a partner che non ci fanno stare bene: “io riuscirò a capire come fare per dimostrargli che sono degna del suo amore e tutto tornerà come prima”.
Questo pensiero si genera nella dipendente affettiva per due motivi principali:
il primo è che tentando di sistemare le cose, di rispondere alle richieste del partner allontana la paura di essere abbandonata;
il secondo è che essendo stata costretta, fin da piccola, a dimostrare di essere degna d’amore, è una strategia che attivano con estrema naturalezza.
Ed è questo stile relazionale che bisogna correggere per imparare a vivere in maniera più sana una relazione affettiva: l’amore va guadagnato? Oppure devo essere amata per quel che sono?
Qui si incontra la grossa carenza della dipendente affettiva che non si chiede cosa vuole per sé e cosa le piace, vivendo all’ombra dei desideri del partner.
E’ attraverso l’ascolto di sé che può nascere la capacità e il desiderio di vivere un amore sano e appagante, un amore fatto di reciprocità in cui io do e mi aspetto di ricevere, di essere apprezzata per quel che sono e non certo per quel che faccio per l’altro.
È difficile riuscire in questo cambiamento in autonomia ma lo si può affrontare con l’aiuto di una terapia specifica e, vista la complessità di questo tema, è stato creato un protocollo terapeutico di gruppo che è quello che adottiamo al centro “Il Melograno”.
a cura della D.ssa Antonella Tusa, psicologa psicoterapeuta
e della D.ssa Eleonora Panzeri
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