L’ansia è un’emozione che ha aspetti molto simili alla paura.
L’elemento comune è che entrambe si attivano quando il nostro cervello registra un segnale di pericolo e attiva i meccanismi di difesa.
Si differenziano in quanto la paura nasce di fronte a uno stimolo concreto, reale: se stiamo attraversando la strada e un’automobile arriva a forte velocità nella nostra direzione proviamo un’emozione di paura.
L’ansia invece nasce come preparazione ad un pericolo potenziale: potrebbe succedere che, successivamente alla circostanza sopra descritta, poco prima di attraversare una strada in noi nasca l’emozione ansia.
Diverse ricerche hanno evidenziato che quando si prova un’emozione si manifestano modificazioni a livello neurofisiologico (in termini di attivazione del sistema nervoso centrale, del sistema nervoso autonomo e del sistema endocrino), in quello motorio e che la dimensione cognitiva si pone come mediatrice tra l’evento (esterno o interno) e l’attivazione corporea in una sorta di circuito circolare.
Se si sta aspettando il treno per andare al lavoro e questo è in ritardo (evento esterno) si può provare ansia (emozione) in quanto può nascere il pensiero ”arriverò tardi ad un importante incontro di lavoro e sarò ripreso pesantemente dal capoufficio”(pensiero) e ci si potrà sentire tesi a livello muscolare, avvertire tachicardia, respiro rapido (corpo).
Infatti le alterazioni neurofisiologiche che si attivano quando proviamo ansia sono quelle legate alla difesa di fronte a una minaccia (potenziale): “a livello dell’apparato cardiovascolare possono comprendere tachicardia, palpitazioni, variazione della pressione arteriosa, dolore o senso di oppressione toracica; nell’apparato respiratorio si può manifestare senso di soffocamento, difficoltà nella respirazione, respiro rapido e poco profondo; nell’apparato neuromuscolare tensione muscolare, gambe barcollanti, tremori, spasmi muscolari, debolezza, irrequietezza motoria. Nell’apparato gastrointestinale è possibile sperimentare nausea, vomito, mancanza o eccesso di appetito, disturbi intestinali; a livello di apparato urinario frequente stimolo a urinare e nel sistema neurovegetativo rossore o pallore sul viso, vertigine, ipersudorazione, senso di svenimento” (Galassi, Telesio, Cavalieri, 2008).
I pensieri connessi all’emozione ansia riguardano previsioni di minacce e pericoli.
E’importante fare chiarezza su un punto: l’ansia di per sé può esserci molto utile (quando la sua intensità è ottimale ci permette di essere concentrati, vigili, rapidi, ci aiuta ad affrontare le situazioni al meglio delle nostre risorse). Quando invece ha una elevata intensità, è sproporzionata rispetto all’evento con cui ci dobbiamo confrontare oppure è pervasiva ovvero presente quasi sempre nella nostra quotidianità, diviene allora disfunzionale e anziché farci agire al meglio delle nostre competenze, le riduce.
In queste circostanze possiamo mettere in atto dei comportamenti protettivi, che al momento sembra ci facciano sentire meglio, ma che non vanno a comprendere ed elaborare i motivi per cui ci sentiamo in questo modo.
Ad esempio evitare le situazioni che ci mettono ansia non ci aiuta a non averne nei loro confronti.
Se ci si sente come oppressi da questa emozione, se mina la qualità della nostra vita può essere utile intraprendere un percorso psicoterapeutico per imparare a regolarla e comprenderne le origini.
Riferimenti bibliografici: A. Damasio ”L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano”1995- Galassi,Telesio, Cavalieri “C’era una volta il panico”2008 -J.Panksepp, L.Biven “Archeologia della mente” 2012
psicologa psicoterapeuta,
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