Quanto spesso capita di sentire i bambini lamentarsi perché si annoiano e richiamano l’attenzione dell’adulto con l’aspettativa che fornisca loro una soluzione al problema.
Ecco, partiamo proprio da qui. La noia viene spesso considerata e vissuta come un’emozione negativa, un problema da cui tenersi alla larga, ma le cose non stanno proprio così. È ormai noto che la noia invece rappresenta un’esperienza di grande importanza per i bambini (e non solo).
Viviamo ormai tutti un tempo in cui le nostre giornate sono rigidamente scandite da orari, impegni e scadenze e spesso i piccoli, ormai impegnatissimi anche loro tra scuola, sport vari ecc., non sono abituati a vivere momenti di “vuoto” perciò quando capita si sentono in difficoltà, provano disagio e fanno immediatamente richiesta all’adulto perché fornisca loro qualcosa con cui riempire appunto il vuoto (molto spesso TV o cellulari).
Come sempre, gli adulti e in particolare i genitori hanno un ruolo centrale quando trattiamo questioni che riguardano i bambini, in quanto rappresentano il loro modello principale, la loro chiave di lettura della realtà, nonché l’esempio di come si risolvono i problemi. Per prima cosa noi dobbiamo chiederci come adulti e genitori se sappiamo stare nella noia, perché solo così potremo aiutare i nostri bambini a vivere serenamente questa emozione e, ancor meglio, a trarne qualcosa di buono.
Ma cosa c’è davvero di buono nella noia?
La noia permette al bambino di pensare e riflettere, di stare ad esempio nel silenzio e nell’inattività e quindi cercare di creare qualcosa che gli consenta di superare la noia stessa, lavorare con la fantasia per trovare soluzioni, sperimentare cose nuove.
Perché tutto ciò sia veramente utile al bambino è importante che sia lui stesso a fare questo lavoro. L’adulto quindi dovrà resistere alla tentazione di fornire una soluzione preconfezionata, che quasi certamente risolve il fastidio in quel momento, ma non consente al bambino di divenire autonomo nella gestione di quelle situazioni. Questo non significa che il genitore non possa avere un ruolo, anzi, è importante che soprattutto all’inizio sia di supporto al bambino, rassicurandolo con la sua presenza e stimolandolo a cercare alternative e strategie.
Per questo la noia non deve essere vissuta come una perdita di tempo, ma come un’importante opportunità di crescita. “Creare qualcosa di nuovo” per il bambino in questo senso rappresenta una modalità di conoscenza di se stesso. Attraverso la ricerca di soluzioni creative e personali il bambino ha la possibilità di esplorare i propri desideri e le proprie abilità, esprimere realmente se stesso e, se tutto questo processo funziona, ciò consente anche al bambino di accrescere la propria autostima.
Come scriveva Winnicott, noto pediatra e psicoanalista infantile, «è nel giocare e
soltanto mentre gioca che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di
essere creativo e di fare uso dell’intera personalità».
In conclusione, è importantissimo che i genitori riescano ad osservare il loro bambino annoiarsi, (mostrando loro che è possibile tollerare anche le emozioni meno piacevoli), stimolandolo a capire cosa gli piacerebbe fare di diverso, magari all’inizio aiutandolo, non fornendogli una proposta già definita ma mostrandogli ad esempio che ci sono delle alternative concrete e disponibili tra cui scegliere.
A cura di Dalila Mapelli, psicologa e psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza
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