“Dottoressa, come spiego a mia figlia che dobbiamo venire qui, intraprendere una valutazione e poi forse un percorso?”
Questa è una domanda che molto spesso i genitori mi pongono quando si pianifica un percorso di valutazione o di trattamento logopedico per il loro figlio.
È una domanda lecita, che personalmente apprezzo e che rispecchia l’attenzione alle emozioni che il bambino può vivere contestualmente ad un percorso valutativo e/o riabilitativo.
La logopedia è una disciplina ampia che nei bambini si occupa principalmente ma non solo, all’interno della realtà del Melograno, di difficoltà in ambito comunicativo/linguistico e difficoltà nell’area degli apprendimenti scolastici.
La risposta che sempre do ai genitori, è quella di dire semplicemente la verità. Normalizzare quello che si sta per fare senza dare troppe spiegazioni è generalmente la soluzione migliore. Siamo noi adulti, infatti, ad avere più insicurezza o imbarazzo o bisogno di spendere tante parole. Per i bambini, spesso basta appunto una descrizione semplice del percorso e delle finalità.
“Andremo da una dottoressa che ti farà fare delle prove per capire in cosa sei più forte e capire se invece qualcosa ti fa fare più fatica o ti piace di meno. E poi potrà farti vedere dei trucchetti per essere più veloce, fare meno fatica o fare meno errori” potrebbe essere un esempio di risposta. Ovviamente poi questa andrà calibrata nella forma all’età del proprio figlio/figlia.
La cosa fondamentale, indipendentemente dall’età di chi si appresta ad affrontare il percorso, è che i genitori trasmettano sicurezza e fiducia nel percorso stesso e nel professionista che se ne occuperà. Questa fermezza servirà anche al figlio, che la condividerà e ne trarrà maggiore tranquillità.
Laddove poi ci siano dinamiche particolari, timori un po’ più profondi, difficoltà maggiori ad affrontare il tutto in maniera serena, l’invito è di parlarne con la terapista che valuterà l’eventualità di condividere la situazione con i componenti dell’equipe (psicologi e pedagogisti) in maniera che il lavoro sinergico possa supportare la famiglia ed il bambino nell’approccio al percorso.
La cosa fondamentale, dunque, è in primis la serenità dei genitori. Consiglio quindi di rivolgere questo tipo di domande alla logopedista prima di iniziare effettivamente il percorso, poiché può essere utile per iniziare “col piede giusto” e costruire una base di fiducia e tranquillità propedeutica ad un lavoro più apprezzato e funzionale!
a cura di Erika Swich, Logopdista
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