“Piccoli grandi eroi: i bimbi prematuri e i loro genitori”

 

In occasione della giornata mondiale per la nascita prematura (17 novembre), questo mese lo dedichiamo ai nostri piccoli eroi e ai loro genitori, che combattono quotidianamente contro fatiche e dolori.

In Italia il parto pretermine si verifica nel 7% per cento circa delle gravidanze (40000 bambini all’anno), spesso per motivi sconosciuti; si rilevano invece percentuali più elevate negli Stati Uniti (12%) e negli altri Paesi occidentali in genere (9%).

Una gravidanza normale dovrebbe durare circa 40 settimane, un lasso di tempo che dà al bambino le maggiori probabilità di nascere sano; se il parto avviene tra la ventesima e la trentasettesima settimana è considerato prematuro e i bambini prematuri rischiano di avere o sviluppare problemi di salute

I bimbi nati prematuri corrono un rischio maggiore di andare incontro a complicazioni e disabilità di vario genere, come ad esempio: problemi respiratori,paralisi cerebrale, disabilità intellettiva, infezioni gravi, basso peso alla nascita, difficoltà di alimentazione, organi non ancora maturi e sviluppati.

Si tratta di bambini che spesso necessitano di rimanere in ospedale diverse settimane a seguito del parto, ricoverati presso i reparti di terapia Intensiva Neonatale (TIN), e costretti dunque a una separazione precoce dalla mamma.

Da vari studi, ormai si sa che il senso di sicurezza del piccolo è fondato su un legame affettivo armonioso con una figura di riferimento, in primis la madre. La madre rappresenta la figura più adatta a presentare il mondo al bambino in una forma che abbia senso per lui. Ella sa come farlo, non perché addestrata e abile, ma solo perché è la madre naturale; ella è dotata di semplicità, naturalezza, spontaneità, che nessun altra figura sostitutiva può garantire (Winnicott, 1989).
La madre deve usufruire di un prolungato contatto precoce con il bambino durante la permanenza in ospedale, in modo che si instauri un legame profondo. Ma cosa succede se le cose non vanno come i genitori avevano immaginato?


Il parto prematuro da questo punto di vista può rappresentare l’interruzione del percorso ideale di aspettative createsi da parte di entrambi i genitori durante la gravidanza, e può rappresentare un ostacolo alla creazione di questo legame, proprio a causa della separazione che inevitabilmente si crea nel momento in cui il piccolo viene portato nelle strutture di terapia intensiva neonatale. Vedere portarsi via il bambino dopo la nascita, non poterlo toccare, non poterlo “vivere” giornalmente può mettere i genitori a contatto con una profonda angoscia di morte: il bambino non ha completato il suo sviluppo, ed è costretto a stare attaccato a delle macchine. Ogni giorno arrivare e vedere questo corpicino minuto, fragile, vulnerabile e sofferente provoca un impatto emotivo molto forte, dolore e sofferenza. L’espressione di questi bimbi e la loro pelle trasmettono sofferenza. E’ una sofferenza senza parole, muta, ma è quella per la sopravvivenza. Non sopravvivenza legata ai bisogni primari, ma quella ancor più basilare del respirare e del vivere.

La TIN è un ambiente freddo, rumoroso, un “non luogo”, in cui la nascita e il riconoscimento della propria genitorialità non sono automatici, bensì il frutto di un processo lento e travagliato . In questo “non luogo”, in cui non è mai concesso festeggiare, timori giornalieri si alternano a timide conquiste: un contatto, una poppata, un primo respiro spontaneo (M.Florita “Come Respira una piuma”)

E’ importante allora favorire il più possibile il contatto e il legame con i genitori, attraverso ad esempio quella che viene chiamata la marsupio-terapia.

La marsupio terapia consiste nell’appoggiare il piccolo in posizione eretta sul petto nudo del genitore, stomaco contro stomaco o tra i seni. La testa del bambino è girata in modo che l’orecchio sia sopra il cuore del genitore e lo possa sentire. Tra i due si instaura così un contatto pelle a pelle adatto a favorire la formazione di un clima caldo umido ideale x proteggere il piccolo dallo stress. L’obiettivo è quello di arricchire dal punto di vista umano e relazionale le cure riservate al neonato, spesso eccessivamente medicalizzate e tecnicizzate. L’insieme degli studi effettuati sull’argomento ha rilevato numerosi benefici per i neonati prematuri: l’aumento del legame con il genitore, il conforto nel sentire il battito cardiaco del genitore, l’allattamento al seno precoce, la diminuzione del tempo di ospedalizzazione, l’aumento delle capacità di termoregolazione, il prolungamento dei periodi di sonno, il miglioramento dei parametri respiratori e dei livelli di saturazione dell’ossigeno.

Altri studi recenti riguardano il beneficio dell’utilizzo dell’osteopatia nelle TIN: i dati raccolti dimostrano che durante e dopo il trattamento di manipolazione osteopatica migliorano i livelli di ossigenazione cerebrale e di attivazione di tutti i tessuti, essenziali per la crescita e lo sviluppo.

L’osteopatia si avvale di tecniche molto dolci che attraverso il contatto migliorano la funzionalità dei vari sistemi corporei e si affianca al tradizionale percorso di riabilitazione.

Sempre di più infatti nei nostri ospedali sono presenti osteopati che collaborano con medici e fisioterapisti per aiutare questi piccoli pazienti e i trattamenti si stanno dimostrando efficaci.

I neonati pretermine sono a maggior rischio di una serie di complicanze come i lunghi soggiorni in ospedale (i giorni medi di ricovero in ospedale possono variare da 4 a 135 giorni) e disabilità dello sviluppo neurologico a lungo termine.

L’obiettivo di tutti questi interventi proposti è contribuire al maggior recupero e benessere possibile del bambino, favorire il legame precoce con i genitori e ridurre la permanenza della degenza, affiancando la medicalizzazione a cui sono necessariamente sottoposti per la sopravvivenza.

La prematurità non è dissimile dalla sabbia. Sondini, immaturità, sofferenze e reflussi. E’ come la sabbia. Dopo che ci sei passato ce l’hai sempre un po’ addosso. Anche dopo esserti strofinato via tutto, anche dopo la doccia. Anche dopo aver lavato i panni. Anche dopo settimane e mesi, anche dopo essere tornato a casa. Apri le scarpe e hai sempre qualche granello di sabbia; prendi il telo e senti quella sensazione irritante e noiosa. La prematurità come sabbia sul telo: Riusciremo mai a scrollarcela di dosso? (M. Florita “Come Respira una piuma)

a cura di Debora Comi, psicologa psicoterapeuta

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