Nei percorsi di musicoterapia individuali e di gruppo che gestisco con i bambini mi capita a volte di
avere a che fare con atteggiamenti provocatori, scatti d’ira, richieste di attenzione o manifestazioni
simili che risultano essere collegati alla nascita di un fratellino o di una sorellina. A volte i genitori
dei bambini che ho in carico ammettono la fatica nel gestire il cambiamento tra gli equilibri della
famiglia, altre volte assicurano di aver dato al primogenito tutte le attenzioni necessarie e
ciononostante raccontano di continui episodi caratterizzati da “capricci e scenate” del figlio più
grande. Questo perché, nonostante tutte le premure che siamo certi di riservare ai nostri figli,
dobbiamo fare i conti con il loro temperamento, la loro sensibilità e il loro personale vissuto.
Io stessa, con la nascita del mio secondo figlio, mi sono trovata a dover gestire la gelosia della
primogenita, che spesso risvegliava in me ciò che ho provato, a mia volta, alla nascita del mio
fratellino, quando avevo solo 18 mesi.
La seconda gravidanza porta con sé dunque una grande gioia per i genitori, ma nello stesso tempo può generare non poca preoccupazione rispetto all’effetto che potrà avere questo cambiamento interno alla famiglia sul primogenito, che molto probabilmente, chi più chi meno, potrà manifestare comportamenti riconducibili alla gelosia provata nei confronti del nuovo arrivato.
Dopo un periodo da figlio unico infatti un bambino di 3, 4, 5 anni (ma anche più grandicello…)
potrebbe temere di non essere più amato: “La mamma e il papà sono così contenti per questo
fratellino…ma mi vorranno ancora bene quando arriverà?”. Oppure sentirsi confuso: “Mi parlano di
questo bambino che non c’è, io non lo vedo… mi chiedono se sono contento, ma io non so che
cosa provo!”.
La nascita di un fratellino o di una sorellina significa la perdita dell’esclusività, finora goduta, in
quanto figlio unico: la mamma e il papà ora non sono più solo la MIA mamma e il MIO
papà. Questo cambiamento genera nel figlio più grande una naturale reazione di ostilità, che si
manifesta a causa di un’emozione, a sua volta legata ad una paura, un’insicurezza. Il bambino
pensa “Se mi vogliono così tanto bene, perché mai dovrebbero volere un altro bambino? Ma non
gli basto io?”.
Il bambino scopre infatti che la mamma e il papà hanno deciso, senza interpellarlo, quindi
escludendolo, di avere un altro bambino. Il bene e l’amore che fino a quel momento era stato tutto
per sé ora probabilmente sarà dedicato al nascituro.
Entra in gioco allora una richiesta di rassicurazione, che nasce proprio dal timore di essere
“dimenticato”: gelosia, rabbia, angoscia, regressione, paura sono emozioni che il bambino
usa come difese, per comunicarci che ha bisogno di aiuto. Il bambino non riesce infatti a
controllare razionalmente il suo comportamento, è ancora troppo piccolo ed immaturo per gestire
emozioni forti in maniera autonoma, ha bisogno della guida e dell’aiuto di un adulto.
Il bambino vive infatti i cambiamenti con tutta la sua emotività, “di pancia”. Ecco perché è
importante accettare, accogliere e rispettare qualsiasi manifestazione spontanea del bambino:
sono tutte espressioni sincere, autentiche e legittime.
Considerare queste espressioni una richiesta di aiuto risulta essere quindi la cosa giusta da fare,
essere comprensivi e aiutare il primogenito a vivere il suo malessere, impegnandosi, con pazienza, a fargli capire come poter fare per superarlo, spiegandogli che l’amore di mamma e papà non verrà “diviso” tra i due bambini, ma si “moltiplicherà” e ce ne sarà così per tutti e due.
E’ importante accogliere e riconoscere queste emozioni, facendo vedere al bambino che noi lo
accettiamo anche quando prova emozioni “spiacevoli” e che ciò che sente è normale. Assecondare l’emotività del bambino significa infatti rimandare al bambino stesso messaggi di accoglienza, accettazione, ascolto, empatia.
Potrà capitare una fase in cui il bambino manifesta sentimenti ostili e comportamenti aggressivi
verso i genitori, soprattutto verso la mamma, oppure che abbia improvvisi scatti di rabbia, faccia
“capricci”, “scenate”… Niente paura, sta dicendo che è arrabbiato e non sa come gestire ciò che
prova. E’ fondamentale ricordare il bisogno di conferme del bambino, mantenere la calma e
rassicurarlo nuovamente. Sarà necessario farlo più e più volte, finché ne avrà bisogno: grazie a
questo atteggiamento egli avrà la “prova” dell’immutato amore dei suoi genitori.
Potrà capitare anche che il bambino più grande viva una fase di regressione, faccia la pipì a letto,
non mangi più né si vesta più da solo, anche questo è normale. I bambini tipicamente
regrediscono quando affrontano importanti cambiamenti nella loro vita. Generalmente, anche in
questo caso, quando gli adulti comprendono, rassicurano e accolgono, la regressione rientra da sé
in modo rapido.
Ogni manifestazione inoltre ci parla del nostro bambino e della sua personalità, offrendoci una
preziosa occasione per conoscerlo un po’ meglio. Lo sviluppo di queste emozioni spontanee non
può che avvenire all’interno dell’animo del bambino stesso: con il passare del tempo, con l’amore,
il rispetto, la pazienza e la comprensione di mamma e papà.
Ciò che di meglio possiamo fare quindi è evitare di fare al figlio grande osservazioni negative o
critiche e aiutarlo a gestire le sue emozioni e questa nuova convivenza, fornendogli strategie
comportamentali e comunicative efficaci perché non si senta calpestato ed escluso, ma
coinvolto e rispettato.
Ecco alcuni suggerimenti utili che si potrebbero tenere presente per rispondere ai bisogni di
“rassicurazione” del figlio più grande, partendo dal canale che prediligo: la musica!
Proponetegli di mettersi vicino al pancione, fategli sentire i movimenti del bambino e chiedetegli di parlargli o di cantare: stabilirà così i primi contatti con il fratellino e sicuramente la voce del
grande sarà familiare al piccolo e lo aiuterà a tranquillizzarsi, una volta nato.
Proponetegli di inventare una canzone per il fratellino: potrebbe essere il suo regalo tutto
speciale, che probabilmente farebbe sentire il primogenito a sua volta speciale (attenzione ai
messaggi che si potrebbero “celare” dentro le parole della canzone…potrebbero essere
sorprendenti, in quanto il canto facilita e favorisce l’espressione di emozioni e pensieri difficili da
far emergere con il verbale).
Usate voi stesse la voce cantata e le canzoni per “dialogare” con il vostro figlio più grande, in
quanto la voce cantata è il mezzo migliore con cui entrare in relazione; è lo strumento
comunicativo primo dell’uomo. Cantare per un bambino, guardarlo negli occhi, coccolarlo e
muoversi insieme a lui, valorizzando le sue eventuali risposte o proposte significa stabilire un
dialogo con lui e favorire una relazione più intensa e profonda.
Più in generale ricordatevi di:
Guardare insieme al figlio grande le foto che ritraggono la gravidanza del primogenito, in
modo che possa vedere che tutto quello che sta succedendo ora, è già successo anche per lui: la
pancia che cresce, i preparativi, la mamma che va in ospedale per la nascita, il rientro a casa, le
poppate… In questo modo sarà più facile capire che funziona così e che possa sentirsi anche lui
protagonista della sua storia.
Cerchiamo di non responsabilizzarlo eccessivamente, potremmo invece valorizzare le sue autonomie, rafforzando le sue abilità e le sue risorse, ne guadagnerà l’autostima del bambino stesso.
Gli spazi in casa andranno inevitabilmente ripensati per far spazio al nuovo nato. Per evitare che
il maggiore viva il nuovo ambiente come privato di alcuni suoi spazi e giochi, sarebbe
utile coinvolgerlo nelle scelte dei cambiamenti riguardanti arredi e colori, così che anche lui si
senta protagonista di questo cambiamento. Inoltre ricordiamoci di garantigli la “protezione” degli oggetti a lui più cari e coi quali ha instaurato un rapporto di affetto: quelli sono suoi e rimarranno solo suoi finche lo desidererà.
a cura di Manuela Arosio, Musicoterapista
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