“Mamma, papà … perché non dormite insieme nel lettone come prima?” #CHIEDIalMELO”

Per la nostra rubrica “Le domande dei bambini – #CHIEDI al MELO” oggi abbiamo scelto una domanda che forse alcuni tra voi genitori non hanno mai udito, ma che tanti altri crediamo si siano sentiti porre dai loro figli: “Mamma, papà … perché non dormite insieme nel lettone come prima?”

Non di rado mi capita di incontrare mamme e papà alle prese con l’esperienza della separazione che raccontano di aver sentito i propri figli rivolgere loro – ad uno solo o a tutti e due, separatamente o insieme – questa domanda. A volte con la voce un po’ rotta e con la lacrimuccia in agguato, altre urlando forte con una buona dose di rabbia, altre ancora sottotono con un misto di paura e timidezza oppure con voce apparentemente neutra e disinteressata, o in cento altri modi, toni e sfumature.

È una domanda che non lascia certo indifferenti e che il più delle volte fa sentire disorientato e impreparato chi se la sente fare, anche perché sembra arrivi sempre nel “momento sbagliato”: mentre si è indaffarati in altre faccende, o immersi in mille pensieri oppure quando si hanno i secondi contati, o quando si sta parlando con qualcun altro.

Ma poi esiste – viene da chiedersi – un “momento giusto” in cui si è pronti a rispondere a certe domande? Così, su due piedi, verrebbe da dire di no. Verrebbe da dire che non esiste il momento giusto o quello sbagliato per far certe domande: c’è solo il momento in cui vengono fatte. E verrebbe da aggiungere che non siamo noi adulti a scegliere quale sia questo momento, perché certe domande arrivano e basta; spesso quando meno ce l’aspettiamo.

Una domanda del genere può arrivare quando noi genitori, dentro la coppia, stiamo vivendo un momento di grande fatica e disorientamento, il più delle volte una vera e propria crisi che capita faccia pensare, ad almeno uno dei due, di percorrere la strada della separazione. E tra le altre cose non ce la sentiamo o non ce la facciamo più a condividere gli stessi spazi, a dividere lo stesso letto; e allora qualcuno dei due, con tutte le acrobatiche accortezze per far sì che i figli non se ne accorgano, va dormire sul divano, o in un’altra stanza.

È una domanda che arriva quando noi adulti per primi, mamme e papà, ci sentiamo fragili, poco sicuri, disorientati, abbiamo la testa piena di pensieri e il cuore colmo di emozioni, spesso contradditorie. E allora che fare? che dire? non rispondere e lasciarla scivolare ? oppure rispondere ? e cosa rispondere ? e quando rispondere ? farlo subito ? aspettare ? prender tempo ? dire la verità ? tutta la verità ? raccontar bugie ?

Verrebbe quindi da dire che “Mamma, papà … perché non dormite insieme nel lettone come prima?” è una domanda che ci spiazza e che, in ogni caso, ci mette nelle condizioni – noi per primi – di farci delle domande. È quindi innanzitutto dando ascolto alle nostre domande che possiamo trovare una strada per dare ai nostri figli le nostre risposte alla loro domanda. Complicato? si, un po’. Impossibile? no, per nulla.

Credo si sia ormai intuito come non sia né sano né utile – per i nostri figli e per noi genitori – che la fatidica domanda resti sospesa nel vuoto, ma che necessita di una risposta: la nostra miglior risposta possibile. Non c’è quella giusta, perfetta, universale, risolutiva, che va bene per tutti … non esiste, insomma, la risposta magica.

Esiste soltanto la miglior risposta che noi siamo in grado di confezionare e regalare ai nostri figli nel momento in cui incontriamo la loro domanda, per come stiamo e per quel che siamo in quell’istante.

Ma se non esiste la risposta giusta, cosa possiamo fare? Cosa possiamo dire? Semplicemente, come accennato, proviamo a farci delle domande. Va bene, direte, ma quali domande è utile farci per costruire la nostra miglior risposta?

Direi che la prima domanda da farci potrebbe essere: cosa mi sta comunicando mio figlio nel farmi questa domanda? E allo stesso tempo, o subito dopo, potremmo anche chiederci: quale suo bisogno sta dietro a questa domanda? a cosa gli serve chiedermi quel che mi chiede in questo particolare momento che sta attraversando la nostra famiglia?

I principali bisogni che porta un figlio a farci questa o altre simili domande sono solitamente il bisogno di capire (in primis cosa sta succedendo tra papà e mamma e cosa succederà, a voi e a tutta la famiglia…), il bisogno di dar senso ai piccoli ma significativi cambiamenti che vede succedere nella vita di tutti i giorni e di dar voce ai suoi dubbi e timori, il bisogno di essere rassicurato. E questi bisogni emotivi e relazionali il più delle volte i bambini li esprimono facendo domande, domande concrete su fatti concreti che osservano con i loro occhi.

Va bene – potreste pensare – ma una volta saputo quali possono essere i bisogni che portano a fare questa domanda, cosa facciamo?

Innanzitutto, potreste dirvi che già avete fatto qualcosa di grande valore: avete creato uno spazio di ascolto. State ascoltando i vostri figli. E state ascoltando voi stessi.

E poi, anche se non esiste un manuale dove è scritto come rispondere, cosa dire, quando dirlo, potreste farvi guidare, nel costruire la vostra risposta, da alcune idee-chiave. Dunque……

  • Disponetevi ad accompagnare vostro figlio nel riconoscere quel che sta accadendo in famiglia e nel cercare di aiutarlo a comprendere, a dar un senso a quel che vede accadere. Un po’ come mettere i sottotitoli ad un film…
  • Nel far questo cercate di rendere possibile guardare insieme quel che succede, non negarlo: “è vero che mamma e papà non dormono più insieme nel lettone…”. E comunicare così che se ne può parlare.
  • Siate pronti ad accogliere la fetta di rabbia, dolore, tristezza che potrebbe comportare la vostra disponibilità a rispondere alla fatidica domanda. È possibile che queste ed altre emozioni si manifestino …. e ciò ha un senso, è coerente con quel che sta accadendo in famiglia.
  • Allo stesso tempo fate il possibile per rassicurare il vostro bambino – con i gesti e con le parole -che quello che sta succedendo si può affrontare, che nessuno andrà in pezzi, che papà e mamma non scompaiono e non scompariranno, che gli vogliono e vorranno sempre bene.
  • E, nel rassicurarli, ditegli e aiutatelo a comprendere che lui non ha nessuna colpa per quel che sta accadendo tra mamma e papà, che sono i grandi i soli responsabili di quel che vede cambiare in famiglia.

Attraverso questi passaggi donerete e a vostro figlio la verità narrabile, che in buona sostanza è ciò di cui, molto probabilmente, ha bisogno di conoscere quando se ne esce dicendo “Mamma, papà … perché non dormite insieme nel lettone come prima?”. Un racconto comprensibile in cui trovare risposte anche ad altre domande, magari coperte da quel domandone.

Un racconto scritto con il linguaggio dei bambini: semplice, chiaro, senza bugie, senza vittime né colpevoli, senza che ci sia qualcuno che ha ragione e qualcun altro che ha torto.

Ah … un’ultima cosa. Se non ve la sentite di rispondere subito alla fatidica domanda, potete provare a prendervi un poco di tempo – non troppo – perché  è una domanda importante e delicata. Potete dirlo a vostro figlio. E magari aggiungere che ci può voler un pochino per rispondere come si deve a una domanda così.

E poi, dopo aver riflettuto, o esservi confrontati con qualcuno, aver cercato le parole su qualche bel libro e fatto tutto quel che vi può servire, tornare da lui e cominciare ad imbastire la vostra miglior risposta possibile.

a cura di Riccardo Nebel, Pedagogista, Counsellor e Mediatore familiare

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