Molte problematiche di oggi sono accomunate dall’ansia. Partiamo però dal presupposto che l’ansia in quanto tale non è di per sè un fenomeno patologico. Tutti noi attraversiamo momenti di ansia, piccole ansie le viviamo continuamente. L’ansia fa parte della nostra condizione umana, ha a che fare con una condizione esistenziale.
Quando sentiamo arrivare l’ansia, adottiamo delle modalità di difesa e dei piccoli gesti o pensieri per regolarla e gestirla. L’ansia è normale e può esserci d’aiuto, ciò che può diventare patologico sono i nostri modi per lottare contro l’ansia, i meccanismi che organizziamo per vincerla. Oggi non mi voglio soffermare sulle diverse forme nelle quali può manifestarsi l’ansia, ma sul loro punto in comune e cioè il respiro.
Infatti, sin dalla nascita, entriamo in contatto con il mondo attraverso due movimenti fondamentali: inspiriamo – prendiamo il mondo e lo portiamo dentro di noi, ed espiriamo – prendiamo ciò che è dentro di noi e lo portiamo fuori.
Quando nasciamo la respirazione coinvolge i polmoni e i grandi, potenti muscoli del diaframma, quelli dell’addome e quelli intercostali. Oltre a questi, intervengono alcuni muscoli secondari più piccoli, quelli del collo, delle spalle e delle costole superiori. Ma poi, con il tempo, abbandoniamo questo tipo di respirazione e da adulti, normalmente, usiamo soltanto la parte alta dei polmoni. In questo tipo di respirazione che acquisiamo e che usiamo quando siamo agitati e stressati, l’addome s’indurisce e impedisce ai muscoli primari di fare il loro normale lavoro. I muscoli secondari si ritrovano a fare tutto loro. Questi ultimi sono però strutturati per sostenere solo il 20% del carico e finiscono per andare sotto sforzo…e così la respirazione si accorcia sempre di più. Il corpo va in tensione e il respiro diventa più “superficiale”. Respirando in questo modo i livelli di ossigeno nel sangue si abbassano: il cervello percepisce questo come un ulteriore stress. Nel nostro sangue risulta così un accumulo di CO2 con conseguente senso di stanchezza, di tossicità e vigilanza sopita. La parte bassa dei polmoni non si aziona, non viene mobilitato quindi il diaframma e di conseguenza anche il sistema parasimpatico ad esso collegato. E’ un circolo vizioso.
Quando invece inspirazione ed espirazione sono regolari e profonde, dal diaframma viene stimolato il sistema nervoso parasimpatico, il corpo rilascia ormoni ad azione calmante e i pensieri negativi, le emozioni e le sensazioni frustranti si allontanano. Un respiro profondo e pieno ripulisce il sangue e aiuta ad accelerare i processi di guarigione sia sul piano emotivo che fisico.
Dal punto di vista psicologico, osservando il respiro, possiamo comprendere il nostro atteggiamento nei confronti della vita. Infatti la nostra respirazione è modellata dalla nostra storia e le circostanze in cui ci troviamo modificano il nostro modo di respirare.
Nei percorsi di supporto psicologico e psicoterapia, il respiro diventa un elemento importante, e può diventare un buon alleato per aiutare la persona a ritrovare il suo equilibrio.
Infatti, quando siamo in ansia, il respiro si accorcia o viene sospeso. Se ci soffermiamo ad ascoltarlo, possiamo osservare dove questo diventa corto o si blocca.
Se il blocco lo sentiamo in fase di inspirazione, può significare che ciò che ci rende ansiosi è “far entrare dentro di noi il mondo”
Se invece sentiamo un blocco o una difficoltà nell’espirare profondamente, probabilmente ciò è legato ad un’ansia nel momento in cui dobbiamo lasciare andare qualcosa, dobbiamo abbandonare il controllo.
D’altronde, se inspiro nascendo, espiro morendo…espirare vuol dire perdere il controllo, abbandonarsi all’oscurità per poi tornare alla vita con l’inspirazione, due componenti complementari e indispensabili per il nostro ciclo vitale.
Per concludere, se pensiamo in un’ottica di BenEssere possiamo iniziare a ricordarci queste poche cose importanti:
Respiriamo 22.000 volte al giorno,
Il modo in cui respiriamo determina il nostro stato di salute e dà significato al nostro stare al mondo,
Il respiro è sempre con noi, ci radica nel momento presente, ci rende sicuri e in pace.
Buon respiro a tutti!
“Finchè respiri ci sono più cose positive che negative” Jon Kabat-Zinn
a cura della D.ssa Serena Redaelli, psicologa psicoterapeuta
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