La violenza di genere

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La violenza di genere rappresenta una delle questioni sociali più gravi e pervasive della contemporaneità. La Convenzione di Instanbul ha definito la violenza contro le donne come “una violazione dei diritti umani e una forma di  discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano danni o sofferenze  di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione della libertà, sia nella vita pubblica che privata”. Vediamo come questa definizione riconosca la violenza anche negli atti non ancora concretizzati ma potenzialmente attuabili.

Sulla stessa linea  si colloca  la definizione data dall’organizzazione Mondiale della sanità ( OMS) che vede la violenza di genere come “ qualsiasi atto di violenza che ha come risultato una ferita fisica, una sofferenza psicologica, molestie o privazioni, comprese le minacce di tali atti, coercizione o privazione della libertà.”

La violenza di genere non si limita alla sfera pubblica ma riguarda la dimensione relazionale e affettiva, riflettendo il problema culturale legato alla costruzione sociale dei ruoli di genere.

La violenza di genere può manifestarsi in diverse forme.

La violenza fisica si caratterizza per percosse o danni fisici.

La violenza psicologica si configura in intimidazioni, ricatti, minacce, pressioni, isolamento dalla rete familiare e sociale, persuasione occulta, manipolazione, controllo, svalutazione sistematica

La violenza sessuale  si manifesta con aggressione carnale, coercizione sessuale.

La violenza economica si delinea attraverso la gestione ed amministrazione o privazione delle risorse finanziarie.

Le modalità con cui la violenza si concretizza si traducono in una moltitudine di configurazioni di contesti e attori. Le forme di violenza possono manifestarsi singolarmente o combinate tra loro, da parte di un qualsiasi autore, sia conosciuto che sconosciuto alla vittima. La violenza può essere può essere esercitata da persone ascrivibili alla sfera intima della donna, come partner o ex partner, o persone che intrattengono relazioni amicali o semplicemente conoscenti.

Con il termine Intimate Partner Violence  ci si riferisce alle specifiche forme di violenza di genere subite dalle donne all’interno delle relazioni affettive , in particolare dal parte del partner. Tale violenza è riconducibile ad uno squilibrio di potere all’interno della coppia, in cui l’uomo esercita verbale, fisica e/o psicologica per preservare il proprio potere o perché ci si sente vulnerabili e si ha la sensazione di dover difendere la propria identità ( Giomi e Magaraggia, 2018). Questa dinamica evidenzia il carattere strutturale della violenza di genere nelle relazioni intime.

Un’ulteriore declinazione della violenza di genere è rappresentata dalla violenza domestica, ossia quella che avviene all’interno del nucleo familiare. Questa tipologia è indicata come la principale causa di morte o lesioni per donne di età compresa tra i 16 e i 44  anni , con atti di violenza perpetrati per lo più da familiari o partner intimi ( mariti, ex partner, padri, zii), Le donne più giovani risultano particolarmente vulnerabili, subendo un rischio maggiore rispetto ad altre fasce di età ( ISTAT, 2019)

Una sfumatura della violenza domestica è la violenza assistita, sia essa diretta che indiretta, La violenza assistita identifica qualsiasi forma di abuso che viene perpetrato, da figure di riferimento in ambito familiare, sulle donne appartenenti al nucleo domestico o sui minori, sia che il minore sia spettatore che protagonista, impattando sullo sviluppo sociale e psicologico del bambino e segnandolo nella sua vita da adulto.

Assumono rilievo le molestie esercitate sul posto di lavoro, dove le aggressioni o le persecuzioni provengono da colleghi o datori di lavoro, le cui molestie sono prevalentemente a sfondo sessuale.

Una ulteriore forma di violenza è costituita dagli atti persecutori noti come stalking.

Il femminicidio è la manifestazione più tragica ed efferata della violenza.

Il femminicidio è il termine utilizzato per descrivere l’omicidio di una donna in relazione al suo genere, spesso scaturito da dinamiche di violenza domestica o relazioni affettive.

Il femminicidio è un crimine che riflette al condizione di disuguaglianza tra generi, in cui la vittima viene uccisa principalmente per motivi legati al suo esser donna, all’abuso di potere o al controllo da parte di un uomo.

Secondo il dipartimento della Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno dal 1 gennaio al 30 giugno 2024 sono stati commessi 67 omicidi in ambito familiare di cui 44 di sesso femminile. La violenza contro le donne non è un fenomeno recente, ha radici profonde nella storia e nella cultura italiana. Per questo è essenziale agire e investire in formazione, prevenzione e sostegno alle vittime, nonché promuovere campagne di sensibilizzazione che sfidino le norme culturali dannose e profonde.

I femminicidi sono spesso l’atto finale di un percorso di violenze che incidono sulla psicologia e sulla fisicità della vittima tanto nel privato quanto nel pubblico. D’altro canto le vittime spesso denunciano e accusano il timore concreto di perdere la propria vita.  L’omicidio è  infatti preceduto da quelli che prendono il nome di “reati spia” o “sentinella” ovvero reati che sono ancora oggi troppo spesso trascurati o sminuiti. I dati prodotti dal dipartimento della Pubblica Sicurezza nel primo semestre 2024 mostrano che il 91 % delle denunce di violenza sessuale sono state effettuate da donne, l’81% delle vittime di reati di maltrattamento è stato di sesso femminile, il 67% della diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti è  stata effettuata senza il consenso della donna ripresa.  I dati evidenziano inoltre una problematica legata ai dispositivi  per la tutela delle donne a seguito della loro denuncia: l’83% degli uomini violano i provvedimenti di allontanamento dalla casa e dai luoghi  frequentati dalla persona lesa.

Emerge come i reati sentinella siano reati che, grazie alla loro natura e gravità, rappresentano segnali di allerta per situazioni di violazione sistematica dei diritti delle donne pertanto meriterebbero maggiore attenzione da parte di governi e singoli individui.

L’osservatorio Nazionale femminicidi mostra  i dati relativi alla relazione vittima- assassino evidenziano come in quasi il 50 % dei casi avvenuti nel 2024, l’autore del delitto sia stato il marito/partner della vittima. La componente familiare-sentimentale riveste quindi un ruolo determinante nelle dinamiche proprie dei femminicidi, spesso i moventi dei gesti risiedono nella gelosia, nella possessività, nel controllo e nell’incapacità degli uomini di gestire il rifiuto o la separazione della donna.

Le statistiche indicano che una considerevole percentuale delle vittime aveva già subito precedenti abusi da parte dello stesso partner o ex partner, evidenziando l’importanza di misure preventive e di intento tempestivo nei casi di violenza domestica. Solo attraverso l’implementazione di politiche efficaci, la formazione degli operatori, il supporto alle vittime e la promozione di cambiamenti culturali sarà possibile affrontare questa piaga sociale e contrastare il fenomeno. Ognuno di noi può fare la sua parte, la trasformazione dell’atteggiamento della nostra società verso la violenza richiede un cambiamento collettivo.

Fonte: Data Science e Violenza di Genere: Analisi di Dinamiche e Protagonisti, Editors   Emma Zavarrone, Alessia Forciniti and Marzia Coppola, Journal Press India, 2025

A cura di Rosaria Ljuba Lucariello, psicologa-psicoterapeuta

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