Giornata Mondiale della Prematurità

In occasione della giornata mondiale della prematurità vi propongo uno studio di recente pubblicazione (giugno 2019) di alcuni nostri colleghi italiani che tocca un argomento a noi molto caro e fortemente discusso in tutto il mondo dell’osteopatia e della medicina in generale.

(Articolo completo: Osteopathic Manipulation Treatment Improves Cerebro–splanchnic Oximetry in Late Preterm Infants [Marinelli B., Pluchinotta F., Cozzolino V., Barlafante G., Strozzi M.C., Marinelli E., Franchini S. e Gazzolo D.])

Prematurità

Partiamo con la definizione: si intende parto pretermine o prematuro un parto il cui travaglio ha luogo tra la 22ª settimana e la 37ª settimana completa di gestazione

La prematurità costituisce ancora una delle principali cause di mortalità e morbilità neonatali.

Il neonato pretermine meno maturo può non essere in grado o solo parzialmente in grado di gestire input ambientali, dimostrando risposte iper-reattive e scarsa tolleranza di input anche minimi.

Studi precedenti ci suggeriscono come l’osteopatia moduli le funzioni del sistema nervoso autonomo e riduca le citochine pro-infiammatorie; tuttavia, nonostante questi risultati, mancano ancora i dati sui possibili effetti positivi o collaterali sulla saturimetria (ovvero il livello di ossigenazione del cervello e degli organi) e sulle funzioni cerebrali neonatali.

Lo scopo del presente studio nasce dunque dall’esigenza di indagare se l’osteopatia potesse migliorare o influenzare la saturimetria cerebrale-splancnica (che sono appunto i livelli di ossigenazione del cervello e degli organi)  utilizzando il monitoraggio della spettroscopia nel vicino infrarosso (NIRS) prima, durante e dopo il trattamento.

La NIRS è uno strumento non invasivo capace di misurare i livelli di ossigenazione nei vari distretti corporei.

 

Lo studio

I ricercatori hanno trattato con osteopatia 18 piccoli pazienti in età prematura il 7 ° giorno postnatale.

La valutazione osteopatica è stata eseguita con il bambino sdraiato nella culla o nell’incubatrice aperta e sono stati trattati per 30 minuti (10 minuti per la valutazione e 20 minuti per il trattamento e la rivalutazione).

Il monitoraggio dell’ossigenazione è stato eseguito in tre diversi punti temporali: 30 minuti prima del trattamento, 30 minuti durante e 30 minuti dopo.

I risultati

I dati mostrano che i livelli di ossigenazione cerebrale e degli organi e i livelli di attivazione dei tessuti sono cambiati significativamente durante e dopo il trattamento di manipolazione osteopatica.

Cosa ne deduciamo?

Il  trattamento osteopatico è capace di modificare i livelli di ossigenazione del corpo e quindi di apportare maggior ossigeno al cervello e agli organi viscerali. Questo fattore è molto importante perché l’ossigeno aumenta l’attività metabolica dei tessuti nel sistema nervoso centrale che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo.

 

Alcune riflessioni…

I dati attuali offrono ulteriore supporto alla necessità di un programma riabilitativo aggiuntivo e personalizzato nella cura neurologica dei neonati ad alto rischio. Pertanto, verranno attuati altri studi su questo argomento per confrontare  se l’osteopatia in aggiunta alle procedure di riabilitazione “standard” siano più efficaci del solo standard riabilitativo in atto fino ad ora.

Sempre di più infatti nei nostri ospedali sono presenti osteopati che collaborano con medici e fisioterapisti per aiutare questi piccoli pazienti e dimostrare l’efficacia di questo trattamento associato a tutte le altre cure di cui hanno bisogno.

I neonati pretermine sono a maggior rischio di una serie di complicanze come i lunghi soggiorni in ospedale (i giorni medi di ricovero in ospedale possono variare da 4 a 135 giorni) e di disabilità dello sviluppo neurologico a lungo termine, spesso associate a maggiori costi economici e sociali.

Siamo grati a chi porta avanti la ricerca sull’osteopatia in Italia e in tutto il mondo  affinché l’osteopatia possa diventare una terapia integrata a quelle già in uso grazie al suo intervento non farmacologico e possa ridurre i costi di ospedalizzazione e il tempo di degenza dei piccoli pazienti prematuri avendo così impatto significativo sulle dinamiche sociali e famigliari.

A cura di Elena Carzaniga, Osteopata e fisioterapista

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