Le emozioni di base sono essenziali per la sopravvivenza perché consentono ai neonati di comunicare e soddisfare i bisogni di natura fisica, affettiva e favoriscono l’esplorazione del mondo circostante e le possibilità di apprendimento. Le emozioni di base, “primitive” sono interesse, gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto.
Le emozioni fondamentali sono multicomponenziali: ognuna di esse comprende uno specifico substrato neurale, possiede caratteristiche espressive non verbali, comporta esperienze emotive soggettivamente vissute e include una componente motivazionale. Si manifestano rapidamente, inconsapevolmente in seguito alla percezione di stimoli ecologicamente significativi (per esempio il volto sorridente della madre elicita gioia nel figlio). Tale percezione è a sua volta influenzata dai processi affettivo-cognitivi in corso, ma le emozioni di base non sono un atto cosciente e tendono a guidare risposte comportamentali stereotipate, finalizzate ad ottenere un vantaggio adattivo.
Alla luce dei confronti i e dei dibattiti sul tema delle emozioni e del loro sviluppo, le emozioni di base sono state definite in contrapposizione agli schemi emotivi (Izard, 2009). Nel corso dello sviluppo si aggiungono emozioni più complesse come vergogna, colpa, disprezzo che implicano lo sviluppo di un senso di sé e degli altri e che possono quindi essere considerati schemi emotivi. Diversamente dalle emozioni di base, gli schemi emotivi sono processi complessi che comportano un’interazione dinamica tra aspetti emotivi e cognitivi.
Le emozioni di base si riferiscono a processi emotivi naturali mentre gli schemi emotivi comportano connessioni tra emozioni, pensieri ed azioni ed evolvono con l’acquisizione del linguaggio, sono legate alle nostre esperienze e ci aiutano a semplificare la complessità delle situazioni emotive con cui veniamo a contatto. Sono delle piccole unità di base che racchiudono dentro una serie complessa di risposte, a livello emozionale, cognitivo e comportamentale, che si attivano automaticamente influenzando il nostro pensiero consapevole. Gli schemi emotivi costituiscono la principale spinta motivazionale degli individui e i processi cognitivi coinvolti, che con lo sviluppo risultano via via sempre più complessi diventano gli strumenti principali per regolare e gestire le proprie emozioni in modo funzionale, costruttivo e adattivo.
Per semplificare Izard propone un’analogia tra gusto e sapore. La capacità di riconoscere e discriminare i diversi gusti basilari (dolce, salato, acido, amaro) è innata, immutabile nel corso della vita e svolge una funzione adattiva così come le emozioni di base già differenziate in età neonatale. L’apprezzamento del sapore dipende da fattori sociali e culturali che influenzano le preferenze per alcuni cibi e il rifiuto per altri. L’apprezzamento del sapore non è solo il risultato di processi sensoriali ma è anche prodotto dell’apprendimento, così come avviene per la costruzione degli schemi emotivi. L’influenza degli schemi emotivi da una parte, semplifica la risposta agli eventi ma dall’atra parte può ostacolare la risoluzione di alcune dinamiche cha causano sofferenza poiché rafforzano un tipo di risposta rigida e inflessibile.
I percorsi di psicoterapia permettono di individuare gli schemi emotivi disfunzionali in modo da facilitare la risignificazione delle esperienze e delle modalità di far fronte alle situazioni di disagio aumentando la conoscenza di sé e il benessere relazionale.
A cura della D.ssa Rosa Ljuba Lucariello
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