Accudimento e adattamento alla vita nei primi mesi: strategia o comprensione?

Non mi stancherò mai di ripeterlo: ogni neonato è a sè!

Lo so che viene naturale fare paragoni, ma meglio evitare perché poi le aspettative prendono il sopravvento e le difficoltà sembrano crescere.

Ma detto ciò, come faccio allora a capire quello che vuole il mio bambino? Quali metodi e quali strategie abbracciare per la gestione del mio neonato?

La parola chiave è Osservazione!

Guardando giorno dopo il giorno il nostro bimbo impariamo a conoscerlo (ci vorrà tempo, non abbiate fretta), impariamo a riconoscere i SUOI segnali di fame e di sonno, impariamo a classificare i SUOI diversi tipi di pianto, impariamo a riconoscere come LUI preferisce essere tenuto in braccio e tanto altro. Questo perché il nostro bambino non è un manuale, e come ogni individuo ha delle caratteristiche che lo rendono unico. Inoltre le sue esigenze sono frutto di quella che è stata la sua vita intrauterina, la sua nascita, il suo adattamento alla vita ed il suo temperamento.

 

Da quelli che sono i suoi caregiver apprende stimoli ed emozioni, è un lavoro a specchio: noi impariamo a comprenderlo guardandolo e a sua volta lui guardandoci comprende noi.

Ecco allora che acquisisce valore il termine SINTONIZZAZIONE. disponendoci alla sua stessa frequenza ecco che tutto sembra divenire più semplice e anche le risposte facili a dirsi ma difficili a porsi, acquisiscono significato, come ad esempio:

 

Perché il neonato ama addormentarsi in braccio e non appena viene messo giù si sveglia? perché ha passato 9 mesi nel grembo materno, contenuto e cullato a stretto contatto e quella è l’unica condizione che conosce per stare davvero bene. Facile a dirsi vero, ma difficile a farsi.

Se quella è l’unica condizione che lo fa stare davvero bene, e di conseguenza anche noi genitori riusciamo a tirare il fiato leggendo nel volto del nostro bimbo uno stato di benessere cosa possiamo fare per agevolare questo stato “perenne”?

Possiamo fare diverse cose come partire dal “ricreare” un ambiente simile a quello in cui ha vissuto tutta la sua vita fino ad ora, la vita intrauterina.

 

Per agevolare un adattamento alla vita facile e più veloce:

-lo possiamo wrappare (avvolgerlo all’interno di una copertina/ mussola) questo essere contenuto consente al piccolo di percepire dei confini tangibili, limita i movimenti bruschi del bambino (dettati dai riflessi primitivi) e lo riporta ad uno stato di quiete e serenità;

-lo possiamo portare addosso con un idoneo supporto portabebè: la posizione lo riporterà ancora una volta a quelle sensazioni già sperimentate, al dondolio che avvertiva in utero ma anche vicino al cuore della mamma percependo il rumore del battito che già conosceva.

-la pratica dello skin to skin (pelle a pelle) ha benefici anche in seguito all’evento nascita, promuove l’attaccamento e ha effetti positivi anche sull’’allattamento, sull’adattamento alla vita come anche sul benessere psicofisico (di mamma/papà e bimbo).

 

Il tempo e una buona routine accogliente di quelli che ancora una volta sono i SUOI ma anche i VOSTRI bisogni, faranno il resto del lavoro.

Parola di puericultrice ma soprattutto di mamma.

A cura di Giorgia Lemmi, puericultrice e consulente babywearing

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